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Domenica, 28 Aprile 2024
Ludienza

Omicidio Mollicone, battaglia tra periti: per la difesa non è morta in caserma

Nell'udienza di ieri in Corte d'Appello a Roma si è tenuto un 'faccia a faccia' tra Cristina Cattaneo e Giorgio Bolino, due esperti di medicina legale

L'unica certezza che emerge dalle perizie medico legali di accusa e difesa è quella che la morte di Serena Mollicone è stata provocata dall'assenza di ossigeno, quindi soffocata. Per il resto, nell’aula Corte d’Appello di Roma dove ieri si è svolta a quarta udienza del secondo processo per l'omicidio della diciottenne di Arce, è stata una battaglia a colpi di perizie: da un lato il super consulente della Procura, l’anatopatologa Cristina Cattaneo, dall’altra il professor Giorgio Bolino, nominato dai difensori della famiglia Mottola.

Tesi contrapposte a partire dall’ora della morte. Per l’accusa Serena fu uccisa il giorno in cui è scomparsa, l'1 giugno 2001, per professor Giorgio Bolino il giorno dopo, cioè tra le 24 e le 36 ore prima dell’esame del corpo che avvenne il 3 giugno, quando fu ritrovato nel bosco di Fonte Cupa. 

Altro nodo che divide la parti la dinamica descritta nella perizia dalla professoressa Cattaneo: l’impatto tra la testa di Serena e la porta della foresteria nella stazione dei carabinieri di Arce. Per il consulente della difesa invece non ci sarebbe compatibilità. Su questo però l’anatomopatologa insiste, il trauma è assolutamente compatibile con una superficie piatta. 

Oggetto di discussione anche il lasso di tempo in cui Serena perse coscienza dopo il colpo subito. 15-30 minuti secondo l’esperto della difesa, fino a 9/12 ore, per l’accusa. 

Gli insetti sul volto e i vestiti di Serena Mollicone sono comparsi nella notte tra il primo e il 2 giugno del 2001, verso l’alba. Un dato compatibile con la ricostruzione secondo cui la 18enne fu uccisa in un altro luogo, il giorno stesso in cui sparì, e poi trasportata nel bosco di Fontecupa dove fu ritrovata morta, con una busta in testa, il 3 giugno. A confermarlo in aula è stata l’entomologa forense Paola Magni, ascoltata in collegamento, dall’Australia nel processo d’appello sull’omicidio della studentessa di Arce.

In aula - dove le telecamere non sono ammesse - tre dei cinque imputati - tutti assolti in primo grado - Franco Mottola l’ex comandante della stazione di ARCE, dove secondo la Procura, Serena sarebbe stata uccisa, e altri due carabinieri Vincenzo Quatrale e Francesco Suprano, assenti Anna Maria Mottola, la moglie di Franco e il figlio della coppia, Marco. Rispondendo alle domande della pm Beatrice Siravo, la professore Magni ha spiegato l’analisi eseguita sulle larve ritrovate sugli occhi e gli abiti di Serena, mosche tipiche del luogo e del periodo estivo.

Individuare il tempo di colonizzazione degli insetti, è un punto centrale per risalire all’epoca della morte. Su cui accusa e difesa hanno tesi divergenti. Per il professor Giorgio Bolino, medico legale consulente della difesa della famiglia Mottola sentito dopo l’entomologa, la morte di Serena risalirebbe a 24-36 ore prima del ritrovamento, alla mattina del 2 giugno. Animati gli scambi in aula dove nel pomeriggio si è svolto un confronto proprio tra il professor Bolino e la super consulente della Procura, l’anatomopatologa Cristina Cattaneo.

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