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Lunedì, 29 Aprile 2024
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Alessandra Sardellitti lascia il Pd: “Una caserma”. Si candiderà a sindaco?

La consigliera comunale e provinciale di Frosinone spiega le motivazioni della sua rottura con il Partito democratico, al quale aveva aderito prima delle elezioni amministrative 2017. Alle prossime non è affatto esclusa una sua candidatura a sindaca

Alessandra Sardellitti, consigliera comunale e provinciale di Frosinone, lascia il Partito democratico. Aderì al Pd prima delle elezioni amministrative 2017. A questo punto, viste le critiche rivolte all’universo democrat e “la logica da caserma” che l’ha spinta a prendere le distanze, non è affatto escluso che possa candidarsi a sindaco nel 2022.  

Si sente di ringraziare esclusivamente il presidente della Provincia Antonio Pompeo, che a Palazzo Iacobucci l’ha delegata alla Pubblica Istruzione e, in generale, l’ha valorizzata come esponente della corrente minoritaria ciociara del Pd: Base Riformista. Al contrario, a detta sua, del maggioritario Pensare Democratico che è incarnato dal segretario provinciale Luca Fantini e tiene le redini del partito in Ciociaria.

Per il resto si scaglia contro un partito che non vede più come “una famiglia riformista e dialogante” e che nel Capoluogo ritiene “politicamente paralizzato da mesi”. Non le va giù di essere stata definita “collaborazionista”, quando ha riconosciuto meriti all’amministrazione di centrodestra guidata dal primo cittadino Nicola Ottaviani, e “traditrice”, nell’invocare una seria discussione sulla vicenda di Concorsopoli.  

Per ora resta indipendente. Ed è difficile pensare che, in occasione della prossima tornata elettorale, possa candidarsi a consigliera in una lista civica che sostenga direttamente il papabile candidato sindaco in quota Pd del centrosinistra: Mauro Vicano.

L’addio al Pd e i ringraziamenti a Pompeo

“Lascio il Partito Democratico - annuncia la consigliera Sardellitti - Una scelta difficile, sofferta, a lungo meditata per provare a capire se esistessero ragioni e margini per poter continuare questa esperienza. Ma le ragioni e i margini, per quello che mi riguarda, non ci sono più. Innanzitutto però è doveroso ringraziare tutti coloro che mi hanno consentito di vivere questa importante esperienza politica. E che mi hanno dato fiducia, affidandomi deleghe e compiti importanti”.

“Uno su tutti il Presidente Antonio Pompeo che mi ha affidato la gestione della delega alla Pubblica Istruzione alla Provincia, lasciandomi ampio spazio di manovra. In lui ho sempre trovato una persona corretta, leale e preparata ed è stato il solo motivo che mi ha trattenuto nel non prendere prima questa decisione. Continuerò a sostenerlo in questi ultimi mesi di mandato da consigliere provinciale, augurandomi di poterlo nuovamente incrociare nel mio percorso politico. E con lui tutta la meravigliosa squadra che lo affianca politicamente ed amministrativamente”.

L’ottica comunale e quella provinciale

“In tempi non sospetti, prima delle elezioni comunali di Frosinone del 2017, ho deciso di aderire al Pd perché convinta che fosse quello il baluardo del riformismo in Italia - ricorda - Nonostante divisioni e disorganizzazioni che sono apparse subito evidenti. L’elezione a consigliere comunale di Frosinone resta un momento indimenticabile. Poi però qualcosa è cambiato, inesorabilmente.

“In consiglio provinciale abbiamo fatto un lavoro enorme su un tema delicato come la scuola, peraltro nei diciassette mesi di pandemia. Con investimenti e riqualificazioni. Abbiamo permesso a tutti gli studenti di rientrare in classe il 14 settembre. Mai abbiamo avuto il piacere di sentire il Partito al nostro fianco”.

Dalle accuse di collaborazionismo a Concorsopoli

“In consiglio comunale il Pd ha il gruppo più numeroso. Dovrebbe rappresentare il fulcro di alleanze e di proposte, ma anche dimostrare di essere già forza di governo - argomenta poi - Non tutto ciò che viene dalla maggioranza è sbagliato ed esiste pure un principio di continuità amministrativa. Se però si prova a dire questo (come ha fatto la sottoscritta), allora si viene tacciati di “collaborazionismo”. È inaccettabile”.

“E questo modo di pensare dimostra perché il Pd nel capoluogo non è attrattivo. Pure in questo caso la logica è quella della caserma e del non disturbare il guidatore. Peccato che alla guida non ci sia nessuno però. Nei mesi scorsi, davanti alla vicenda dei concorsi di Allumiere e non solo ho ritenuto di dire la mia per sollecitare una discussione. Non volevo certo mettere alla gogna nessuno né maramaldeggiare. Non fa parte del mio modo di essere e di pensare, soprattutto in quanto avvocato. Ma davanti all’invito ad una riflessione sono stata ricoperta da critiche ed insulti. La logica da caserma”.

Da Zingaretti a Letta, Sardellitti: “Nulla è cambiato”

“Oggi questo Pd non è il partito al quale avevo aderito con entusiasmo e passione - aggiunge in conclusione - D’altronde anche Nicola Zingaretti ha detto di vergognarsi! Con l’arrivo di Enrico Letta nulla è cambiato. Anzi. Il PD ha continuato a concentrarsi unicamente su temi che, seppure importanti, non toccano le corde degli italiani, concentrati a superare un momento economico e sociale critico. Dispiace l’assenza di una vera politica economica. Dispiace che i Partiti siano stati mandati fuori in giardino a giocare a pallone, mentre i “grandi” decidono del futuro del nostro Paese”.

“Dispiace che su questo indebolimento del Partito nessuno apra una discussione seria e proficua. Volevo far parte di una grande famiglia riformista e dialogante, capace di trasformare in forza le diversità e di avanzare costantemente proposte politiche. Non è andata così. Ne prendo atto. Aggiungo che non riesco a ricordare l’ultima volta che si è riunito il circolo frusinate del partito, politicamente paralizzato da mesi. Aggiungo che avrei gradito sentire la vicinanza politica della segreteria provinciale. Ma detto tutto questo, è ora di guardare avanti. Augurando al Pd le migliori fortune politiche. Per quello che mi riguarda continuerò a fare politica. Da indipendente. Per il momento”.

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