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Cronaca

Carceri, per il Ramadan, il garante del Lazio dona generi alimentari, vestiario e testi sacri ai detenuti

Garantire il diritto a professare la propria religione agli oltre 200 musulmani praticanti, che stanno osservando il Ramadan, detenuti a Regina Coeli.

Garantire il diritto a professare la propria religione agli oltre 200 musulmani praticanti, che stanno osservando il Ramadan, detenuti a Regina Coeli. È' questo lo scopo dell'iniziativa del Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni che questa mattina ha donato generi alimentari, indumenti e testi sacri alla folta comunità musulmana (circa il 20% dei detenuti) reclusa a Regina Coeli.

L'iniziativa è stata organizzata in accordo con il Centro Culturale Islamico di Roma, rappresentato dal sig. Aziz Darif.

Già negli anni scorsi, il Garante si era attivato per garantire, durante il Ramadan, la fornitura del pasto di rottura del digiuno ed altri generi alimentari ai detenuti di fede musulmana reclusi nelle carceri del Lazio. Il digiuno durante il Ramadan è uno dei cinque pilastri dell'Islam. Durante il Ramadan, infatti, i musulmani praticanti devono astenersi, dall'alba al tramonto, dal bere, mangiare e fumare.

Questa mattina a Regina Coeli sono stati consegnati datteri ed altri generi alimentari, stuoie per la preghiera e capi di abbigliamento e numerose copie del Corano. I detenuti che, a Regina Coeli, stanno osservando il Ramadan sono oltre 200 su una popolazione detenuta di poco più di mille unità. Si tratta, per lo più, di extracomunitari provenienti dall’area Maghrebina (Algeria, Marocco, Tunisia) oltre che dal Congo e dal Gambia.

Il Garante Angiolo Marroni ha evidenziato come il diritto al culto «sia una priorità in carcere. Io credo che garantire il rispetto delle diversità religiose, come in questo caso, possa essere una importante opportunità utile per consentire migliori condizioni di vita in carcere insieme ad una civile convivenza tra chi,pur professando religioni diverse tuttavia mantiene un atteggiamento rispettoso nei confronti degli altri culti e di coloro che li professano. Nelle condizioni in cui versa il sistema penitenziario italiano, credo che una piena tutela del diritto alla Fede possa contribuire a migliorare la qualità complessiva della vita in carcere».

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