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Cronaca Paliano

Processo Willy, in aula l'amico dei fratelli Bianchi: 'Belleggia ha colpito la testa del ragazzo come un pallone'

La testimonianza di Omar Shabani che ricorda i momenti salienti di quella maledetta notte e difende i due che sarebbero intervenuti senza aver capito che stavano aggredendo la persona sbagliata

La morte di Willy Monteiro Duarte potrebbe essere stata causata dai colpi di arti marziali inflitti dai suoi aggressori. A confermarlo in aula, nel corso del processo in Corte d'Assise che si sta celebrando presso il Tribunale di Frosinone, è stato il maestro Giovanni Bartoloni, che su incarico della Procura, in qualità di perito, ha illustrato l'uso delle tecniche e le conseguenze provocate da un ingiusto utilizzo.

"Ho visto le lesioni sul corpo della vittima e sono gli esiti di colpi propri delle arti marziali. A dare quel calcio al petto può essere stata solo una persona lucida, allenata, capace di forza, velocità e stabilità - ha detto Bartoloni -. Da oltre 50 anni pratico karate. Gli insegnanti improntano le loro lezioni ai principianti basandosi sulla formazione fisica, tecnica, insegnando la consapevolezza della pericolosità dei colpi inferti in parti vitali del corpo, che possono essere letali. Al contrario del karatè, dove non si può toccare l'avversario, pena la squalifica - spiega ancora il maestro di arti marziali - nell'Mma c'è il contatto, vero è che si ottiene la vittoria con il ko avversario. Ma vale sempre il divieto di toccare i punti vitali".

Sempre in aula c'è stata un'altra novità: Francesco Belleggia si è iscritto all'università e la Corte lo ha autorizzato a partecipare alle lezioni in via telematica. 

Aggiornamento delle 18.30

"Quella doveva essere una serata molto tranquilla, per colpa di Mario Pincarelli e Francesco Belleggia è successo un macello. Urlavo a Marco e a Gabriele Bianchi che stavano prendendo le difese delle parti sbagliate. Ricordo che Marco colpì Willy con un calcio, Gabriele era dall'altra parte della siepe, non lo ha nemmeno visto". A parlare, ascoltato come testimone nell'aula della Corte di Assise del Tribunale di Frosinone, è Omar Shabani, amico da dieci anni dei fratelli Bianchie ai domiciliari per spaccio di stupefacenti nell'ambito di una stessa indagine che li vede coinvolti. "Mentre Vittorio, Marco e Gabriele si erano allontanati con le tre ragazze - ricorda Omar - io e Michele Cerquozzi aspettavamo che tornassero nella stessa zona della movida dove si trovavano pure Pincarelli e Belleggia. Il primo provocava tutti, prima togliendo la sigaretta di bocca a uno, poi facendo apprezzamenti a una ragazza con il fidanzato, l'altro si è messo in mezzo, colpendo con il gesso il ragazzo con cui discuteva e facendolo cadere dalle scale.  Ho detto a Michele di chiamare gli altri, perché venissero a prenderci per riportarci dalle nostre compagne che ci aspettavamo ad Artena, ma non ci rispondevano". "Quando sono arrivati Marco e Gabriele, si sono avvicinati a Belleggia e Pincarelli. Sono partiti spintoni, schiaffi e pugni. Ma stavano prendendo le parti di quelli che avevano sbagliato tutto. Quello che è successo è colpa loro - incalza il testimone - mi sono buttato verso di loro, erano vicini tutti e quattro. Ho acchiappato Gabriele e gli ho detto di fermarsi, ho urlato dicendo di andarcene. Per un attimo Gabriele mi ha dato retta, Marco si è trovato davanti Willy e l'amico che ha alzato le braccia dicendo che non c'entravano nulla. Preso forse dall'adrenalina, Marco ha tirato un calcio che ha colpito Willy, facendolo cadere a terra. Belleggia gli ha tirato un calcio in faccia mentre provava a rialzarsi, ancora a terra, mentre Pincarelli infieriva. Ho preso Francesco Belleggia da dietro la camicia, quando siamo saliti in macchina ho iniziato a gridare. Sono convinto che i fratelli Bianchi siano intervenuti in quel modo credendo fossi io ad aver bisogno".

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