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Roma, Luigi Abete:  si deve restare nell’area Euro e guardare al bicchiere mezzo pieno

A conclusione dei lavori  sul tema  Tre mosse per archiviare la CrisiLuigi Abete,- Presidente FeBAF,- nelle sue considerazioni finali: “ha fermamente sostenuto la necessità di permanere nell'area euro inventando sistemi per la costruzione di nuove...

A conclusione dei lavori sul tema Tre mosse per archiviare la CrisiLuigi Abete,- Presidente FeBAF,- nelle sue considerazioni finali: “ha fermamente sostenuto la necessità di permanere nell'area euro inventando sistemi per la costruzione di nuove filiere e puntando sui nuovi modelli aggregativi e strutturati delle Reti di Impresa, peraltro fortemente sostenuti anche dalla Confindustria Nazionale. Da ultimo, rimarcando sulla necessità di investire in Italia creando nuove opportunità di lavoro, ha invitato tutti a mantenere una visione ottimistica del futuro guardando il c.d. "bicchiere mezzo pieno, anzichè mezzo vuoto.

Una forte politica di bilancio, l'abbattimento del debito pubblico ed il riallineamento del rapporto di cambio €/$ sono le tre mosse che, nell'arco del prossimo triennio, potrebbero consentirci di darescacco matto alla nostra prolungata crisi esconomica.

E' stato questo, infatti, il tema di un importante Convegno sulle prospettive economiche per il periodo 2014-2018, tenutosi a Roma il 3 dicembre u.s. e patrocinato dalla Federazione BAF "Banche Assicurazioni Finanza".

Al Seminario hanno partecipato importanti personalità del mondo politico, economico, accademico, finanziario ed assicurativo.

Dopo l' introduzione di Paolo Garonna, nella veste di Segretario Generale della Federazione delle Banche, Assicurazioni e Finanza, è intervenuto Emilio Rossi della Oxford Economics, Londra-Milano, che ha tracciato un quadro realistico sulle prospettive dell'economia mondiale ed europea evidenziando quegli aspetti che incidono maggiormente e direttamente sul futuro dell'economia italiana: dalla ripresa americana al miglioramento di prospettive nell'eurozona (purtroppo con un elevato rischio di deflazione), per poi passare alle previsioni riguardanti il Giappone, la Cina ed i c.d. Paesi Emergenti fragili che potrebbero deragliare e per questo chiamati "il gruppo degli inguaiati" (Indonesia, India, Brasile,Sud Africa e Turchia).

Il piatto forte del Convegno è stato servito da Mario Baldassarri, Presidente del Centro Studi Economia Reale, con la Relazione dal titolo: "L'Italia: tre mosse per archiviare la crisi".

La prima mossa consiste nel puntare su una forte politica di bilancio pubblico indicando "dove e quante" risorse prendere per poi dire anche "dove" metterle, in termini di "quanto" e "quando". A questo proposito, alla domanda sui motivi che hanno portato ad una crescita del debito pubblico così imponente, nonostante fossero stati previsti importanti tagli di spesa, la risposta va ricercata nel fatto che si è prevalentemente tagliato sulle previsioni di spesa e non sui dati realmente conseguiti. Fenomeno questo riscontrabile anche nella progressiva lievitazione della spesa sanitaria dove i tagli si sono prevalentemente basati sulle stime previsionali e non su dati effettivi di bilancio: tanto è vero che un freno alla sua continua crescita è stato possibile solo con l'introduzione di tagli lineari disposti nel tempo con un provvedimento normativo.

La seconda mossa deve affrontare l'abbattimento del Debito Pubblico attraverso lo strumento del Fondo Immobiliare Italia che sia in grado di anticipare finanziariamente i tempi lunghi della vendita del patrimonio immobiliare pubblico, nonchè il pagamento, entro il 2015, dell'intero stock dei debiti, maturati dalle P.A. centrali e locali, verso le imprese.

L'ultima mossa riguarda il riallineamento dell'euro, nei prossimi tre anni, verso un rapporto di cambio paritario (1 a 1) con il dollaro, verificandone gli effetti che si potrebbero produrre sull'economia italiana. Le recenti decisioni della Banca Centrale Europea, infatti, hanno mirato a riportare l'inflazione "almeno" al 2%, evitando una pericolosa deflazione, ed a spingere l'euro su condizioni di cambio più coerenti con i fondamentali dell'economia.

La predetta strategia complessiva di politica economica potrebbe quindi portare: ad una crescita stabile attorno e sopra il 3% annuo, raggiungendo il livello reale del PIL del 2007 verso la fine del 2017, senza aspettare il 2023/24;

ad un tasso di disoccupazione, dopo il picco del 13% di quest'anno, ad un valore intorno al 7/8% nel 2017, fino a scendere al 5% nel 2018;

ad un deficit pubblico che verrebbe ad azzerarsi nel 2016, con un rapporto Debito/PIL ridotto al 100%.

Il Convegno è poi proseguito con l'intervento di Stefania Tomassini, della Società di Consulenza e Ricerca Economica Prometeia (Bo), la quale, pur evidenziando un crollo degli investimenti rispetto alle esportazioni, che ha determinato la chiusura di molte imprese, ha sottolineato come il Piano Junker, messo in campo da Bruxelles, dovrebbe attivare risorse ed interventi per 300 miliardi di euro. Inoltre esso ha fornito segnali importanti in quanto si è assistito, per la prima volta nella U.E. , sia alla condivisione di risorse comuni, che ad un mutamento di rotta passando da una politica essenzialmente fiscale ad una politica di investimenti.

Marco Simoni, della London School of Economics, ha messo in risalto il calo di innovazione negli investimenti e la mancanza di aspettative, da parte di investitori e cittadini: fattori questi che generando forte incertezza distruggono le diverse possibilità di crescita.

Una tavola rotonda, coordinata dal giornalista e scrittore Sergio Rizzo, ha infine evidenziato proposte e soluzioni. Tra gli intervenuti il Professore emerito di Politica Economica Paolo Savona ha sottolineato la necessità di una politica interna che non dipenda dagli altri Paesi dell'Unione, nonchè la garanzia di mantenere il valore reale del debito pubblico.

Giorgio De Rossi

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