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Lunedì, 29 Aprile 2024
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I misteri del Castello di Fumone: da Papa Celestino V al marchesino Francesco Longhi

Le storie che riguardano il marchesino Francesco Longhi, iniziano nel 1851 con la sua morte all’età di soli 3 anni probabilmente per mano delle sue sette sorelle

Credete alle leggende che narrano di presenza oscure, di apparizioni e di fantasmi? La Ciociaria è una terra piena di storie simili. Una di queste è legata al Castello Marchesi Longhi De Paolis di Fumone. Se esistono i fantasmi, il Castello Fumone, che fu per cinque secoli prigione di Stato, ne è certamente un covo e un simbolo. Si narra che proprio nel castello vaghino diciotto spiriti. Il primo dovrebbe essere quello dell'Antipapa Gregorio VIII ( al secolo Maurice Bourdin ) morto a Fumone nel 1124. Il mistero che lo lega al Castello è dovuto soprattutto al luogo della sua sepoltura, poichè la sua tomba, ad oggi, non è ancora stata scoperta.

Il mistero di Papa Celestino V

Il pontificato di Celestino V durò pochi mesi, poiché lo stesso entrò presto in contrasto con le decisioni politiche della Chiesa e, dopo un penoso travaglio, abdicò. Al suo posto venne eletto Papa Bonifacio VIII che decise di rinchiudere Celestino V in una prigione pontificia di massima sicurezza. Fu così che Celestino fu rinchiuso nel castello di Fumone e lì morì il 19 maggio 1926 dopo dieci mesi di prigionia. Il mistero si infittisce proprio il giorno della sua morte quando comparve una croce splendente, rimasta pendente per lungo tempo in aria, proprio sulla porta della cella dove dormiva ed era recluso. Oggi è possibile visitare la cella di prigionia di Celestino V che è stata trasformata in una piccola cappella.

La leggenda del marchesino Francesco Longhi

La leggenda più famosa legata al Castello di Fumone è senza ombra di dubbio quella del piccolo marchesino Francesco Longhi. Il bambino infatti morì, crudelmente avvelenato dalle sue sette sorelle, le quali gli avrebbero somministrato dell’arsenico. Le marchesine, avrebbero aumentato gradualmente le dosi del terribile veleno che avrebbe assunto il loro fratellino, per motivi di eredità, poiché lui, unico maschio, avrebbe ereditato l’intero patrimonio di famiglia. Le sette sorelle, secondo la leggenda, avrebbero così cercato di scampare o al convento o a un matrimonio combinato, secondo le usanze dell’epoca. La marchesa Emilia Caetani Longhi, madre del marchesino, ricopriva il figlio di mille attenzioni e le sette sorelle non si capacitavano degli incredibili privilegi di cui godeva Francesco e misero perciò in atto il loro crudele e diabolico piano omicida. Con quelle progressive dosi di arsenico, il piccolo Francesco spirò tra atroci sofferenze all’età di soli tre anni. La marchesa cadde in uno stato di disperazione tale che pretese che le spoglie del figlio fossero imbalsamate con della cera. Il medico che effettuò l’imbalsamazione morì in circostanze misteriose. La marchesa Caetani Longhi si rifiutò categoricamente di seppellire il figlio anche in seguito, volendolo tenere sempre vicino a sé, e così lo sistemò in una teca, con i suoi giochi. Il corpo del piccino è ancora esposto nel castello, in quella che era la sua stanza. La madre addolorata rimase per sempre all’oscuro della causa della morte del figlio pensando che il piccolo fosse morto di polmonite e dopo il tragico lutto fece rivestire a lutto le pareti del castello, facendo ridipingere i quadri appesi nelle diverse stanze in cui erano ritratte scene di gioia o di allegria. Addirittura, un ritratto in cui lei stessa era stata ritratta con un abito bianco, fu modificato e l’abito diventò nero, in segno di lutto. Il pittore dovette anche coprire una collana, che rappresentava un simbolo di frivolezza. Fra le mani della donna fu dipinta una “cullina”, come un cameo, con dentro l’effigie del suo perduto figlio. La donna non si rassegnò mai, e per tutta la vita lo tratto come se fosse ancora vivo, vestendolo, lavandolo e piangendolo sempre tanto che dalla vetrina in cui è esposto, risulta evidente che, a causa delle lacrime versate dalla donna, la mano destra risulta ‘consumata’.

Un’altra versione della storia, vuole che il marchesino abbia ingerito incautamente alcuni frammenti di vetro, che comunque lo avrebbero condannato ad una terribile fine. Da allora sembra che il fantasma della marchesa Emilia Caetani Longhi si aggiri inconsolabile tra le mura del castello.

Alcuni giurano che ogni notte la povera madre si rechi nella camera dove è custodito il corpo del figlioletto per coccolarlo. Si sentirebbero anche provenire dalla stanza lamenti e pianti singhiozzanti. Pare addirittura che, lo stesso marchesino Francesco, di tanto in tanto, si aggiri per le stanze correndo per giocare. Qualcuno giura ancora che il bimbo sposti o nasconda oggetti con i quali era solito giocare quando era in vita, conservati dentro la teca in cui lo stesso è collocato. Alcuni curiosi, con tecniche sofisticate, hanno cercato di verificare se ci fossero delle presenze ‘spettrali’ nel castello individuando addirittura una forma antropomorfa seduta accanto alla teca. Pare si sia delineata proprio una figurina, assimilabile a quella di un bimbo. Infine sappiamo che, soltanto dopo la morte della marchesa, una delle figlie avrebbe confessato il terribile delitto.

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