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Lunedì, 29 Aprile 2024

VIDEO | Omicidio Willy, si moltiplicano le iniziative di solidarietà tra manifestazioni, fiaccolate e murales giganti

Martedì sera alle 21 verrà inaugurato il dipinto del famoso writers Ozmo in largo Aldo Moro in pieno centro a Paliano. Domenica il corteo della comunità di capoverdiani a Colleferro

L’eco della morte del giovane Willy Monteiro dopo aver travalicato i confini nazionali da Paliano sta facendo il giro del mondo. Dopo i funerali di sabato scorso alla presenza del Premier  Giuseppe Conte nella giornata di domenica un numeroso gruppo di Capoverdiani (il paese di origine della famiglia Monteriro che da 17 anni si è trasferita nel comune nel nord della Ciociaria) ha raggiunto largo Oberdan a Colleferro per una breve manifestazione (video in alto) per chiedere “Justizia para Willy”.

Martedì 15 settembre alle 21, invece, sarà scoperto a Paliano, in largo Aldo Moro, il murales di Ozmo dedicato a Willy Monteiro Duarte. Iniziativa voluta dal comune in  collaborazione con la prestigiosa rivista internazionale Vanity Fair. Al fianco del murales è stato appeso un lenzuolo dagli amici del 21 enne aiuto cuoco con la frase: "Abbi cura di te Willy e non avere paura. Lì dove sei tu non è mai buio e nessuno può spegnere i lampioni. Rest in power”

Come abbiamo scritto ieri mercoledì sera a Colleferro ci sarà una nuova fiaccolata dopo quella di Paliano della scorsa settimana per dimostrare la vicinanza dei giovani colleferrini alla famiglia di Willy. Nei prossimi giorni ce ne sarà anche una terza di Fiaccolata e questa volta ad Artena. La città dove vivono i quattro aggressori del giovane palianese.

Temono di essere presi di mira dagli altri detenuti e per questo hanno chiesto di restare in isolamento anche una volta finiti i 14 giorni previsti dal protocollo anti covid. I fratelli Bianchi e Mario Pincarelli, accusati dell'omicidio di Willy Monteiro a Colleferro, attraverso i propri legali hanno avanzato la richiesta alla direzione del carcere di Rebibbia. Attualmente – scrive romatoday.it - i tre si trovano in celle singole da un lato per evitare che parlino tra loro, dall'altro nel rispetto delle disposizioni anti coronavirus per coloro che sono appena giunti in carcere dall’esterno. Quattordici i giorni previsti in quest'ultimo casa. Rimane quindi un'altra settimana. Cosa succederà poi?

La richiesta

Il timore, osservando anche l'odio che sui tre accusati si è scatenato sui social, è che vi possa essere una sorta di reazione all'interno del carcere, con i tre presi di mira e fatti oggetto di attenzioni dagli altri carcerati. La legge non scritta del carcere non accetta infatti  crimini commessi contro persone innocenti. Di qui le paure.

l garante dei detenuti

Una situazione che è stata confermata anche dal garante per i detenuti del Lazio Stefano Anastasia, il quale ha dichiarato: "Trascorse le due settimane di isolamento precauzionale per il Covid effettivamente si dovrà valutare un’adeguata forma di isolamento cautelativo per impedire che i tre possano essere oggetti di attenzioni per così dire sgradite all'interno del carcere. L'uccisione di Willy Monteiro ha avuto un’eco mediatica molto forte e ha impressionato gli italiani, non solo quelli che sono a casa ma anche coloro che sono detenuti, serve attenzione".La replica del Sappe

“Non è nostra competenza entrare nel merito di giudizi processuali, che sono di esclusiva competenza della magistratura, ma vorremmo tranquillizzare il garante regionale del Lazio dei detenuti, Stefano Anastasia, che a Rebibbia, come in tutte le carceri italiane, sono garantiti i diritti dei detenuti - e non solo quelli mediaticamente più in vista dei quali ultimamente si parla a discapito di tutti gli altri… -, a cominciare dalla loro stessa incolumità fisica. Diritti per l’esercizio dei quali sono impegnati tutti gli operatori penitenziari, la Magistratura ed in particolare quella di Sorveglianza, l’Avvocatura, le Associazioni di volontariato, i parlamentari ed i consiglieri regionali (che hanno libero accesso alle carceri), le cooperative, le comunità e tutte le realtà, che operano nel e sul territorio, legate alle marginalità.

E ad Anastasia vorrei ricordare come sia particolarmente preziosa, in questo contesto, anche l’opera svolta quotidianamente dalle donne e dagli uomini della Polizia Penitenziaria. Donne e uomini in divisa che rappresentano ogni giorno lo Stato nel difficile contesto penitenziario, nella prima linea delle sezioni detentive, con professionalità, senso del dovere, spirito di abnegazione e, soprattutto, umanità. Con buona pace di taluni garantisti ‘a senso unico’, che sembrano avere una conoscenza assai superficiale delle dinamiche penitenziarie”.   Lo dichiara Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, dopo alcune recenti dichiarazioni di Stefano Anastasia, Garante regionale del Lazio dei detenuti.

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