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Piglio, Il Santuario della Madonna delle Rose è tornato agli antichi splendori

I lavori conservativi, iniziati Mercoledì 8 Luglio 2015, che hanno interessato gli affreschi siti nel cupolino e il rifacimento della pavimentazione del piazzale del Santuario della Madonna delle Rose, sotto la Direzione dell’Arch. Paolo Di Paola...

I lavori conservativi, iniziati Mercoledì 8 Luglio 2015, che hanno interessato gli affreschi siti nel cupolino e il rifacimento della pavimentazione del piazzale del Santuario della Madonna delle Rose, sotto la Direzione dell’Arch. Paolo Di Paola e con l’alta sorveglianza delle Soprintendenze ai beni Architettonici, Monumentali e ai beni Artistici del Lazio sono giunti ormai al termine.

Questi lavori del Santuario, la cui costruzione risale al Novembre 1668, hanno fatto seguito all’intervento n. 5555E, recepito dalla DGR n 180 del 21.3.2008, –Esercizio Finanziario 2008, richiesti precedentemente dalla Giunta Gabrieli e successivamente sollecitato dalla Giunta Cittadini con la nota prot. 1579 del 29/07/2009 che hanno interessato nel mese di Giugno 2010 il rifacimento esterno delle facciate del Santuario con i fondi erogati ai sensi della Legge 27/90 –interventi per il recupero degli edifici di culto- previsti dall’art. 6 della LR 17/2009, successivamente recepiti dalla DGR 566/2009.

Purtroppo ancora una volta è rimasta fuori da ogni elargizione la storica chiesa di San Rocco Madonna della Valle, che custodisce preziosi dipinti. Questa storica chiesetta, salita alla ribalta 31 anni fa (26 Dicembre 1984) per il ritrovamento di un affresco di scuola giottesca riproducente la Madonna delle Rose con Bambino in trono attorniata dal Beato Andrea Conti, da San Giovanni Battista, da San Leonardo e da Sant’Antonio Abate, è l’unico luogo sacro nella Regione a possedere due affreschi di Madonne uno del ‘300 e l’altro del ‘500. Questo ultimo affresco, riproducente la Madonna con il Bambino in braccio e, più in basso, Giovanni Battista che porge al piccolo Gesù una croce, rischia di veder rovinata la sua fragile struttura se non si interviene immediatamente con una urgente opera di restauro, come è stato fatto per l’affresco trecentesco sotto la direzione del dott. Franco Rossi della Soprintendenza ai Beni Architettonici e Monumentali del Lazio nel 1991. Al di là degli affreschi già riscoperti (e in attesa di liberare le opere che si trovano ancora occultate sotto le tinture delle altre pareti), la chiesa di San Rocco può offrire altre interessanti attrattive agli appassionati di arte, siano essi anche fedeli o meno. Appena entrati nel sacro edificio, sulla prima parete di sinistra si può facilmente notare la “croce patente”, con la quale il papa Leone XIII concesse per sette anni, dal 1826 al 1833, la possibilità di ottenere l’indulgenza plenaria a tutti coloro che si fossero recati ad adorare la Madonna della Valle. Sulla prima parete di destra, subito dopo la splendida colonna romana che sorregge l’acquasantiera, si può notare il disegno dell’aquila, da sempre simbolo di Piglio. La chiesa di San Rocco è un patrimonio non solo di Piglio, ma di tutta l’arte italiana. E’ perciò fondamentale mettere in atto tutte le opere necessarie affinché essa venga preservata dall’usura del tempo per gli anni a venire. A partire dal 1984, e nonostante alcune spiacevoli incomprensioni con le passate amministrazioni locali, la Soprintendenza ai beni Culturali del Lazio ha speso oltre 300 milioni delle vecchie lire per il rifacimento del tetto e il rafforzamento delle pareti. Si spera che nel minor tempo possibile questa inestimabile testimonianza dell’arte tardomedievale possa recuperare il proprio massimo splendore.

Questo anche al fine di non vanificare le spese finora sostenute, da queste colonne si fa appello alla sensibilità del Ministro ai Beni culturali Franceschini, della civica amministrazione, capeggiata dall’avv. Mario Felli, della Regione Lazio e della Soprintendenza ai Beni Monumentali, Architettonici e Artistici del Lazio a voler provvedere affinché, almeno nel prossimo esercizio finanziario, siano stanziate le somme necessarie al completamento delle opere intraprese, in modo di difendere un patrimonio artistico, così prezioso, che non deve essere distrutto per l’incuria di tutti.

Giorgio Alessandro Pacetti

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