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Colleferro, licenziato perché malato di Leucemia

Licenziato perché malato di leucemia. Nonostante la sentenza del giudice, il dipendente non è stato ancora reintegrato dall’azienda, ma percepisce regolarmente lo stipendio. Sembra una cosa assurda, ma è quello che sta accadendo a un lavoratore...

Licenziato perché malato di leucemia. Nonostante la sentenza del giudice, il dipendente non è stato ancora reintegrato dall’azienda, ma percepisce regolarmente lo stipendio.

Sembra una cosa assurda, ma è quello che sta accadendo a un lavoratore di 53 anni di una importante azienda, con sede a Colleferro, affetto da Leucemia. Licenziato perché l'azienda, sostiene di non aver potuto individuare una mansione idonea da affidargli.

Tutto è iniziato, nell’anno 2013 quando il lavoratore, dopo aver scoperto la malattia, porta a conoscenza l’azienda del suo stato di salute, richiedendo un cambio di mansione e di applicarlo in attività nelle quali ci sia un basso rischio. L’azienda intenta a individuare una nuova collocazione lavorativa al dipendente, decide di mandarlo in ferie una settimana. Da quella settimana è passato un anno, il lavoratore non è più rientrato.

E da qui nasce la disperazione di un uomo malato, che oltre a combattere contro la malattia deve affrontare anche la battaglia lavorativa. A questo punto l’uomo, ritenendo ingiusto il comportamento dell’azienda si è rivolto all’avvocato con la richiesta di reintegro, in caso contrario, la pratica sarebbe andata per via legale. Il 21 novembre del 2014, dopo una settimana dal ricevimento della lettera dell’avvocato, viene licenziato. Il motivo adottato è l’inidoneità alla mansione per cui era stata assunto, ossia addetto avvolgimento, montaggio e stampaggio, vulcanizzazione, manifattura e movimentazione materiale presso stabilimento. A stabilirlo una valutazione del medico aziendale.

Dopo una velocissima sentenza in merito al contenzioso, firmata dal giudice, viene depositata in cancelleria presso il tribunale di Velletri. Poco più di sei mesi per dire che il licenziamento è illegittimo e da annullare e che il dipendente deve essere reintegrato nel precedente posto di lavoro dall’azienda entro un mese, dalla stessa. Ad oggi , nonostante la sentenza del tribunale di Velletri, il dipendente non è stato ancora reintegrato, ma percepisce regolarmente lo stipendio.

Appare inverosimile che in una azienda di tali dimensioni non sia possibile ricollocare adeguatamente un uomo di famiglia che perde i particolari requisiti psicofisici richiesti per le mansioni a lui assegnate, così come previsto dalla legge e dal Contratto di lavoro, per chi diviene inidoneo alla mansione. Così come appare paradossale che in una grande impresa, le leggi sulla idoneità, poste a tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori divenuti inidonei, possano essere ribaltate per licenziarli: se per scelta aziendale viene espulso in questo modo un uomo che da anni lavora per loro.

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