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Colleferro – Palestrina, Cons. Donne e Comit. Resi.; il TAR salva la Regione e la Asl Rm G sul trasferimento di reparti

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO:L’ordinanza di rigetto adottata dal TAR Lazio in data odierna relativa all’istanza di sospensione richiesta da 12 Comuni della valle del Sacco contro l’atto di trasferimento dei reparti materno-infantili

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO:L’ordinanza di rigetto adottata dal TAR Lazio in data odierna relativa all’istanza di sospensione richiesta da 12 Comuni della valle del Sacco contro l’atto di trasferimento dei reparti materno-infantili

dall’Ospedale di Colleferro a quello di Palestrina, ci ha visto - Consulta le Donne e Comitato residenti Colleferro - soccombere come ricorrenti ad adiuvandum.

La decisione del TAR ha come effetto di lasciare il nostro territorio privo di servizi sanitari essenziali per donne e bambini che, riuniti in un Comitato in difesa dell’Ospedale, si erano opposti nei mesi scorsi, raccogliendo migliaia di firme di Cittadini.

Ci siamo opposti ad adiuvandum al ricorso dei Sindaci contro il provvedimento del luglio 2015 del Direttore generale della Asl Rm G, che aveva disposto l’accorpamento presso l’Ospedale di Palestrina dei reparti di pediatria, neonatologia, ostetricia e ginecologica, in esecuzione dei decreti e dell’Atto aziendale del Presidente della Regione, Nicola Zingaretti, adottati nel 2014, in qualità di Commissario ad acta. Siamo inoltre ricorrenti principali, insieme a Cittadini del territorio, in altro ricorso al Presidente della Repubblica, di cui attendiamo la fissazione dell’udienza.

Il TAR non ha ritenuto rilevanti, ai fini dell’accoglimento del ricorso, le ragioni dei Sindaci ed ora i dubbi e le riserve che ci avevano spinto ad intervenire sono diventate certezze per tutti. Infatti il primo punto dell’Accordo raggiunto a luglio di quest’anno tra il Sindaco Sanna e il dott. D’Amato, Direttore della “cabina di regia” della Sanità regionale, prevedeva addirittura il servizio ambulatoriale di pediatria e ginecologia presso l’Ospedale di Colleferro6 giorni su 7. A novembre, a soli 5 mesi da quel glorioso scambio, sono entrambi chiusi e chi dovrebbe informarci e difendere tace! Ne siamo a conoscenza solo perché ci giungono proteste e richieste di chiarimenti! E questo è un altro problema che deve essere affrontato.

Sfugge anche a chi è poco informato come questa decisione del TAR possa favorire “la razionalizzazione dei punti nascita a salvaguardia della salute di mamme e bambini”! Chiudere il reparto e l’ambulatorio ospedaliero pediatrico serve e servirà unicamente a far superare all’Ospedale di Palestrina la soglia di 1.000 nascite l’anno!

La vera trattativa a luglio tra Regione, Asl e Cabina di regia doveva concentrarsi sulla salvaguardia, come previsto dalle Linee di indirizzo sui livelli assistenziali, del punto nascite delnostro Ospedale, ricercando le condizioni per raggiungere i 500 parti l’anno e rappresentando le specificità dei bisogni reali del territorio, come la difficoltà di attivare nelle nostre aree geografiche lo STAM (trasporto assistito materno-infantile)! Questo si doveva e si poteva difendere invece di accettare false promesse!

Così come il confronto doveva essere serrato sul fatto che i decreti commissariali di Zingaretti del 2014 sulla riorganizzazione della rete ospedaliera e sul rientro dal deficit sanitario prevedevano il trasferimento solo dei 2 reparti di neonatologia ed ostetricia, non di 4! Invece i reparti di ginecologica e pediatria, sono stati “ricompresi” – forse una svista - nell’atto di accorpamento del 2015 del Direttore generale della ASL Rm G. Peraltro, è stato impugnatoquest’ultimo provvedimento perchè i termini utili per ricorrere contro i decretidi Zingaretti erano ormai scaduti. E sono decorsi perché non vi era un interesse a ricorrere, dal momento che fino al 2014 l’ipotesi di accorpamento era a favore dell’Ospedale di Colleferro, in quanto offriva ed offre tuttora maggiori e migliori collegamenti logistici, attrezzature, personale e servizi sanitari.

I Sindaci (o anche uno solo di loro) dovranno continuare ad interpretare la volontà di tanti abitanti della valle del Sacco e ricorrere nei prossimi 60 giorni al Consiglio di Stato.

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