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Domenica, 28 Aprile 2024
Il fatto / Cassino

I pool difensivo dei Mottola commenta le motivazioni: "Cercate il vero assassino"

Il criminologo Carmelo Lavorino e l'avvocato Francesco Germani, in una conferenza stampa, hanno ripercorso i passaggi più importanti della sentenza di assoluzione

"Ora che sappiamo che Serena non è stata uccisa dai nostri clienti, lo dice la Corte d'Assise, chiediamo che vengano riaperte le indagini per assegnare alla Giustizia il vero assassino della giovane". Il pool difensivo della famiglia Mottola, rappresentato dall'avvocato Francesco Germani e dal criminologo Carmelo Lavorino, nel corso di una conferenza stampa tenuta a Cassino, presso il Palazzo della Cultura, ha ripercorso passo passo e quindi illustrato ai giornalisti presenti, i passaggi salienti delle motivazioni che hanno portato all'assoluzione di Franco Mottola, l'ex comandante della caserma di Arce, accusato insieme alla moglie ed al figlio Marco, dell'omicidio di Serena Mollicone. Scagionati in primo grado anche l'allora vice comandante della caserma, il luogotenente Vincenzo Quatrale e l'appuntato Francesco Suprano. 

Le certezze probatorie

"A fronte di tali carenze probatorie nei confronti dei singoli imputati si deve evidenziare come dall'istruttoria dibattimentale siano emersi consistenti e gravi elementi indiziari nei quali si deve necessariamente desumere l'implicazione nella commissione del delitto in esame i soggetti terzi, che sono rimasti ignoti". Il passaggio vergato dai giudici ha quindi rafforzato quanto sostenuto dalla difesa durante il processo in Corte d'Assise. 

"Avevamo ragione noi, nonostante i tentativi d’infangare i nostri clienti. Nonostante le ricostruzioni fantasiose di certa stampa. I componenti della famiglia Mottola sono innocenti, così come gli altri due imputati. Lo dice anche la sentenza: Serena Mollicone è stata uccisa da persone rimaste ignote. Per questo è necessario individuare l’autore o gli autori di questo omicidio”.

Per poter presentare ricorso avverso alla decisione dei giudici della Corte d'Assise, la Procura di Cassino avrà a disposizione 45 giorni di tempo. Solo con la presentazione del ricorso sarà possibile dare il via al processo di secondo grado che a questo punto si preannuncia ricco di colpi di scena. 

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