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Lunedì, 29 Aprile 2024
Il lieto fine / Cassino

Sorelline 'rapite' dai servizi sociali, il tribunale le riaffida alla zia

Finisce bene la vicenda delle bimbe di Cassino che lo scorso anno vennero strappate all'affetto della donna non per maltrattamenti ma perchè ritenuta 'eccessivamente possessiva'

Si è finalmente conclusa nel migliore dei modi la vicenda delle  due sorelline di Cassino, che lo scorso anno erano state “rapite” dai Servizi sociali, che senza  preavviso né autorizzazione con uno stratagemma le avevano portate in una Casa famiglia, strappandole alla zia che le aveva in affidamento. E non perché le maltrattasse, bensì per “eccesso  di possesso”. 

Il Tribunale per i minorenni di Roma ha valutato che questo forzato allontanamento ha solo ulteriormente traumatizzato le bambine, già provate da una difficile storia familiare. E le ha riaffidate alla zia. «Siamo felici di questa vittoria – commentano l’avvocato Miraglia, legale della zia, e la professoressa Palmieri, Consulente tecnico di parte – che ha visto il Tribunale dei minorenni accogliere le nostre ragioni e ritenere inopportuno e sbagliato il forzato allontanamento di queste bambine, per questo presunto e pretestuoso “eccesso di possesso” che sarebbe stato esercitato dalla zia nei loro confronti, quando invece si trattava di affetto e di cure amorevoli da parte di una zia premurosa». 

Il giudice tutelare, nel 2018, aveva fin da subito affidato alla zia materna le due ragazzine, ritenendola la scelta idonea per la loro crescita serena e facendo decadere la potestà di entrambi i genitori: la mamma soffre di disordini psicologici e psichiatrici, il padre non riesce ad occuparsi delle figlie e si era sposato con una donna che, per sua stessa ammissione, era alquanto severa e molto poco amorevole con le bambine. Con la zia invece le ragazzine erano serene, frequentavano a scuola con profitto, praticavano sport. Poi ad aprile dello scorso anno il tutore e l’assistente sociale avevano deciso di allontanare le bambine senza preavviso, ritenendo eccessivo l’attaccamento della zia verso di loro.

Le sorelline, con uno stratagemma, erano infatti convinte di dover incontrare il padre, vennero fatte salire su un veicolo, senza vestiti di ricambio, né libri di scuola e nemmeno effetti personali e portate in Casa famiglia, dove erano rimaste un mese, fino a  quanto il Tribunale aveva revocato l’allontanamento, ritenendo che le bimbe stessero molto meglio con la zia. 

«Analizzata la situazione – prosegue l’avvocato Miraglia – il tribunale ha dichiarato il non luogo a provvedere sulla loro adottabilità, ha nominato un tutore provvisorio al posto del sindaco della città  e affidato le bambine, che ora hanno 10 e 12 anni, alla zia, “considerata anche la difficoltà dei Servizi sociali nel gestire una vicenda familiare così complessa, come dimostrato anche dalle scelta intempestiva del collocamento in casa famiglia senza alcuna autorizzazione formale”. Se i Servizi  sociali avessero ben operato, avrebbero risparmiato alle bambine e alla loro zia tanto dolore». «Non solo dolore ma anche rischi e ferite per le bambine - aggiunge la professoressa Palmieri - alle quali sarà necessario, dopo un'articolata e per niente scontata CTU, restituire l'infanzia che è stata loro rubata. Non si deve mai dimenticare che, alla fine, il prezzo più alto lo pagano proprio i bambini»

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