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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca Cassino

Depuratore Cosilam, scarichi di acido solforico nel Rio Pioppeto: le intercettazioni shock

Nell'ordinanza di custodia cautelare che ha portato all'arresto di tre persone, emerge la consapevolezza da parte degli indagati dello scempio ambientale che veniva messo oramai da tempo. La conversazione tra il presidente della A&A Riccardo Bianchi e il presidente dell'Asi, Francesco De Angelis

Il fiume Rio Pioppeto che accoglie gli scarichi del depuratore Cosilam sarebbe stato avvelenato dalle acque piene di acido solforico provenienti dal lavaggio delle rotative di una cartiera. 

Questo uno dei passaggi chiave delle conversazioni tra i dipendenti della A&A, la società che si occupa della gestione del depuratore consortile, che esprimono ogni volta preoccupazione per le conseguenze provocate da uno scellerato uso dell'impianto di depurazione, senza rispettare i parametri previsti dalla legge. 

La notizia degli arresti

Nell'ordinanza emessa dal gip del Tribunale di Cassino, Vittoria Sodani, si evincono anche dei rapporti saldi e consolidati tra il presidente della A&A Riccardo Bianchi, agli arresti domiciliari (difeso dagli avvocati Sandro Salera, Paolo Marandola e Domenico Marzi) unitamente Roberto Orasi ed Amedeo Rota, ed il presidente del consorzio Francesco De Angelis. Tra le intercettazioni spicca quella che riguarda la richiesta di adesione al Consorzio da parte di una società che però pur sapendo di lavorare al di sotto dei limiti consentiti dalla Legge si rifiuta di pagare 700.000 euro l'anno a fronte dei 180.000 previsti rispettando invece le tabelle.

Avvocato Salera

Un fatto che stona fortemente con la conferenza stampa che la A&A ha organizzato lo scorso mese di luglio a Frosinone e nell'ambito della quale sono stati illustrati tutti gli interventi svolti (solo sulla carta a questo punto ndr) negli ultimi due anni. Il presidente Bianchi, come riportato dalle testate che hanno partecipato alla conferenza, ha parlato di 'depuratori d'eccellenza dotati di sofisticati sistemi all'avanguardia'.

Il Gip Sodani, che al presidente Bianchi dedica un capitolo dell'ordinanza, sottolinea invece quanto emerge dalle intercettazioni ambientali e così scrive: "Riccardo Bianchi è il presidente del Consiglio di Amministrazione e amministratore delegato della AeA spa e rappresenta, dunque, il vertice della società, avendo la competenza a decidere sulla funzionalità degli impianti di depurazione. Nelle conversazioni captate Bianchi, pur a conoscenza di tutte le criticità impiantistiche e ambientali dei depuratori, dimostra di rivolgere altrove la sua attenzione.

E' lui stesso ad ammettere che 'pur avendo impianti vecchi ("si il problema è che questi impianti sono un po vecchi, impianti dell'ex cassa del mezzogiorno"), non ha fatto molto per rinnovarli ("non abbiamo fatto molti in questi due anni proprio in questo senso come dici tu"), specificando di avere un piano di investimenti, ma rivolto non alla modernizzazione degli impianti bensì a settori 'connessi collegati' ("abbiamo messo a punto anche un bel piano di investimenti di sviluppo in settori 'connessi e collegati"). Di particolare significatività è poi la riportata conversazione con De Angelis nella quale Bianchi invece di allarmarsi e pretendere che la società in oggetto rispetti i limiti, ne fa una questione di mero profitto, nella piena consapevolezza che l'azienda scaricherà i reflui violando parametri importanti, addirittura secondo lui non derogabili".

I colloqui telefonici pongono anche l'accento sul timore, da parte dei dipendenti, dei continui controlli da parte dei Carabinieri Forestali e del fatto che troppo spesso la Cartiera ed altre aziende, senza tener conto dell'eccesso di liquido sversato, provocano danni gravissimi all'ambiente circostante.

Le indagini, avviate nel 2018, hanno avuto una svolta nel 2020 con la ripresa delle attività di produzione, dopo il lockdown, quando si sono nuovamente registrati gravissimi episodi di inquinamento. Per questo motivo il sostituto procuratore Emanuele De Franco ha chiesto ed ottenuto l'arresto per i tre funzionari e il divieto di dimora e obbligo di dimora per Laura Paesano e Jessica Bartolucci. Indagati a piede libero anche i dipendenti Roberto Rota, Marino Coppola, Roberto Marsella e Marcello Valletta. Tutti dovranno rispondere del reato di Inquinamento ambientale,

Le indagini sono state svolte dai militari del Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale Agroalimentare e Forestale (N.I.P.A.A.F.) del Gruppo Carabinieri Forestale di Frosinone agli ordini del tenente colonnello Vitoantonio Masi e il colonnello Alessandro Bettosi. L’ordinanza di applicazione di misure cautelari reali e personali consiste in 3 arresti domiciliari, un obbligo di dimora e un divieto di dimora, nonché il sequestro del depuratore consortile nel Cassinate: agli indagati viene contestato il reato d’inquinamento ex art. 452 bis del codice penale. Sono in corso perquisizioni domiciliari. 
I fatti contestati risalgono al 2020 – 2021, derivanti da un fascicolo aperto nel 2018, e riguardano la 

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