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VIDEO | Funerali Romano Misserville, l'omelia: "Tanto rumoroso in vita quanto silenzioso nell'ultima ora"

A Ceccano (Frosinone), nella chiesa di S. Nicola, l'estremo saluto all'avvocato e senatore che sussurrò ai cavalli che solo negli ippodromi non si incontrano asini. Don Tonino Antonetti cita il nipotino: "Quanto mi piace il modo di vivere di mio nonno"

Alle 15 di oggi, venerdì 15 gennaio, la sua Ceccano e la chiesa di San Nicola hanno ospitato i funerali dell’avvocato e senatore emerito Romano Misserville, deceduto mercoledì scorso all’età di 86 anni presso l’ospedale di Frosinone. A partire dalle 9 l’estremo saluto nella camera ardente allestita nella parrocchia retta da don Tonino Antonetti. Davvero troppo piccola per accogliere, specie ai tempi del Covid, l'immenso cordoglio dell’universo politico, forense e civico. Quello che ha rivolto un pur distanziato ma caldo abbraccio alla moglie Mariolina, al figlio d’arte Filippo e a tutti i suoi familiari, mentre lui ha già raggiunto l’amata figlia Fiammetta, scomparsa prematuramente nel 2008.   

Nella sua omelia don Tonino Antonetti, che ha evidenziato come sia stato "tanto rumoroso in vita quanto silenzioso nell'ultima ora", ha riportato le parole del nipotino: "Proprio pochi giorni fa Ludovico del nonno ha detto: 'Quanto mi piace il modo di vivere di mio nonno. Sa vivere con allegria e leggerezza. È un uomo colto, è molto simpatico. Ama la vita e i cavalli'. Caro Ludovico, amico mio, non potevi fare descrizione più confacente".

Ecco l'estremo saluto a Romano Misserville, tra i gonfaloni di Ceccano, Filettino (di cui fu sindaco dal 1983) e Provincia di Frosinone. Rappresentate queste, nell'occasione, dalla vicesindaco Federica Aceto, dal primo cittadino Gianni Taurisano e dal vicepresidente Luigi Vacana. Presente, tra gli altri, anche il senatore Gianfranco Rufa. In onore del defunto, infine, la rappresentanza dell'Associazione Nazionale Carabinieri

++ Articolo aggiornato alle 18.30 ++

Misserville: "Solo agli ippodromi non si corre il rischio di incontrare asini"

È stato e rimarrà un pezzo da novanta della politica italiana e un principe del foro della provincia di Frosinone. Una brillante carriera da avvocato, condita dalle sue leggendarie arringhe che per decenni hanno fatto scuola. E conclusa con il colpo da maestro: l’assoluzione di Carmine Belli per la morte di Serena Mollicone.

Proprio oggi, ad anticipare i suoi funerali, il ricordo del riconoscimento della "Toga d'oro" da parte dell'Ordine provinciale degli Avvocati: "Il Consiglio dell'Ordine - ha postato via social - ricorda con profondo affetto la figura dell’ Avv. Romano Misserville che con le sue doti professionali ed umane ha dato prestigio al Foro Frusinate".

Continuerà a essere citato come meritano solo i personaggi di spessore professionale, culturale e umano. Anche per la sua sfrenata passione per i cavalli, condivisa con quel Giulio Andreotti che alle corse batteva sempre, “perché solo agli ippodromi - a proposito di celebri citazioni - non si corre il rischio di incontrare asini”. L’ultima grande vittoria gliel’ha regalata ad Agnano uno dei suoi purosangue, Blanc Menteur, in punto di morte.  

La maschera antigas, l'espulsione da AN e le dimissioni da sottosegretario

Nella sfera politica, che lo vide eletto senatore per quattro mandati consecutivi (tra il 1987 e il 2000) e ricoprire anche la carica di vicepresidente vicario, sono tre gli avvenimenti che descrivono appieno il carattere irriverente ma garbato: l’iniziale protesta ambientalista in Senato con la maschera antigas, l’espulsione da Alleanza Nazionale che cofondò nel 1994 e le dimissioni da sottosegretario alla Difesa del 1999 nel secondo Governo D’Alema.  

Nel primo caso, in tempi non sospetti, volle sollevare la questione dell’inquinamento della Valle del Sacco. Poi fu allontanato dal partito per i famosi 169 milioni di lire fatti assegnare all’associazione politica “Destra e popolo”, quelli che si affrettò a destinare non alle sua tasche bensì ai meno abbienti di Ceccano. In piena guerra con il leader di AN Gianfranco Fini, quest’ultimo lo definì “un puttano della politica” e lui replicò: “A proposito di puttane, non ha bisogno di guardare lontano”. Infine, ai tempi del sottosegretariato che durò appena 30 giorni, fu chiesta la sua testa e lui si dimise perché non rinnegò le sue origini fasciste, lui che approdò nell’MSI ad appena 15 anni. Dichiarò che avrebbe “portato un ritratto in olio di Mussolini, un cimelio” al Ministero. Riguardo a D’Alema, il cui stile gli ricordava quello del suo maestro Giorgio Almirante, disse: “Avrà il rispetto avrà lo stesso rispetto di Togliatti che io ho di Mussolini e di Almirante”. Aveva una cultura fuori dal comune, non ha mai avuto peli sulla lingua ed è sempre stato sé stesso. Per questo era già citato in vita e sarà idolatrato in eterno.         

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