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La lettera / Alatri

Omicidio Thomas, il procuratore capo Guerriero: "Clima avvelenato, difficile arrivare alla verità"

Il magistrato frusinate, in una nota stampa invita alla stampa, critica aspramente gli organi di informazione che si renderebbero portavoce di notizie non vere. Esprime solidarietà all'avvocato minacciato ma nessuna parola di conforto verso i familiari del giovane assassinato

E due. Il procuratore capo di Frosinone, Antonio Guerriero, in meno di un mese, ha inviato alla stampa la seconda nota in cui esprime rammarico per la divulgazione di notizie che si ritengono non veritiere e inerenti le indagini sull'omicidio di Thomas Bricca, il diciannovenne di Alatri freddato con un colpo di pistola alla fronte la sera del 30 gennaio scorso. 

Nella nota stampa, che riportiamo integralmente, la massima autorità giudiziaria del palazzo di via Fedele Calvosa, smentisce ogni ricostruzione giornalistica della drammatica vicenda. "Al fine di poter espletare le indagini relative all'omicidio di Thomas Bricca in un clima di rispetto nei confronti dei familiari di quest'ultimo, delle forze dell'ordine e della magistratura che stanno sviluppando gli accertamenti su tale tragedia è stato emesso comunicato stampa il 02 febbraio 2023 in cui si rappresentava che la Procura della Repubblica di Frosinone avrebbe tenuto una linea di rigoroso riserbo su tale vicenda e non avrebbe rilasciato alcun tipo di dichiarazione".

"Con rammarico si deve segnalare come tale invito sia stato disatteso in quanto sono emersi sui mezzi d'informazione ingiustificati attacchi prima nei confronti di un avvocato a cui si esprime la nostra solidarietà e poi anche verso la Procura della Repubblica di Frosinone. Incredibilmente si afferma che i magistrati della Procura di Frosinone non avrebbero effettuato nell'immediatezza accertamenti che avrebbero consentito l'individuazione dei responsabili dell'omicidio di Thomas Bricca. Tali gravi affermazioni, oltre che non essere provate, contrastano completamente con la realtà dei fatti e sono smentite da una serie di elementi incontrovertibili che non è possibile rivelare essendo le indagini coperte da segreto istruttorio, ma che si potranno verificare quando le stesse saranno rese pubbliche".

"Non è tollerabile che attraverso affermazioni false si crei un clima avvelenato che di fatto rende più difficile l'accertamento della verità e si mini così la credibilità delle istituzioni preposte all'accertamento dei fatti, che invece stanno dispiegando ogni iniziativa per individuare i responsabili. È bene ribadire che la Procura di Frosinone intende procedere nel rispetto di tutte le garanzie processuali imposte dalla legge che richiedono una rigorosa ricostruzione dei fatti, nonché fondati e precisi elementi di prova. Quando sarà possibile esaminare gli atti si potrà constatare l'enorme diuturno impegno dei magistrati e delle forze dell'ordine per effettuare rapidamente ogni accertamento possibile su questo omicidio. Siamo fiduciosi che i signori Giornalisti, con cui si è avuto sempre un proficuo rapporto di fiducia, sapranno ricondurre la cronaca dei fatti al rispetto della verità, invitando anche i cittadini a collaborare concretamente con la giustizia, anche con la loro testimonianza".

E fin qui la nota che, seppur legittima, lascia spazio a qualche riflessione: non capiamo il nesso tra il tanto ribadito segreto istruttorio e il volantino (deprecabile) indirizzato all'avvocato di un indagato. Aver scritto da chi viene difeso il giovane ha quindi provocato una reazione inconsulta? I giornalisti, soprattutto quelli locali, non hanno colpe se non quella di aver preso a cuore una vicenda che a tutt'oggi sembra essere avvolta in un limbo oscuro e per la quale non esiste luce. Prima di essere giornalisti siamo nonni, genitori e zii e ci immedesimiamo ogni secondo nel dolore di chi sulla propria pelle sta vivendo un simile dramma.

Come ci siamo immedesimati negli abiti degli investigatori dell'Arma che, in un clima di tensione e di ostilità dettato anche da precedenti e gravissimi fatti avvenuti ad Alatri negli anni passati, sono riusciti comunque a raccogliere elementi utili a far aprire un fascicolo. Militari che da trenta giorni, e senza risparmiarsi in nulla, stanno cercando di arrivare alla verità. Perché prima di essere investigatori sono nonni, genitori, zii e ben possono comprendere il dolore dei familiari di Thomas che meritano rispetto e soprattutto umanità. 

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