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Roma, il Ministro Padoan interviene sul ruolo strategico delle PMI per uscire dalla crisi

Nell’austera cornice della Biblioteca del Senato “Giovanni Spadolini”, in Piazza della Minerva 38, alla presenza del Ministro dell’Economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan e di numerosi esponenti della finanza, del mondo accademico e del settore...

Nell’austera cornice della Biblioteca del Senato “Giovanni Spadolini”, in Piazza della Minerva 38, alla presenza del Ministro dell’Economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan e di numerosi esponenti della finanza, del mondo accademico e del settore bancario, si è tenuta la Tavola Rotonda dal tema: “Chi si prende il rischio di finanziare le PMI ?”.

Mauro Maria Marino, Presidente della VI° Commissione del Senato – Finanze e Tesoro – ha introdotto i lavori sottolineando l’importanza della recente indagine conoscitiva, svolta dal Senato attraverso numerose audizioni parlamentari sul sistema bancario italiano e comunitario, intesa a sviluppare un confronto sistematico tra politica, economia, apparato produttivo e settore bancario, sia per incidere nelle direttive e nei regolamenti europei, quanto per una migliore definizione dei rapporti tra settore bancario ed economia reale. Alla domanda sul perché di tanto interesse, e spesso preoccupazione, per lo stato di salute delle piccole e medie imprese, la risposta appare immediata: più del 99% di tutte le imprese dell’Unione europea sono piccole e medie e questo rapporto è stabile in tutti i Paesi. Dette imprese generano anche la grande maggioranza dei posti di lavoro, con una media del 66,9% per i 28 Paesi dell’UE e punte fino al 79,6% per l’Italia. Come conseguenza della loro dimensione aggregata, le PMI rappresentano dunque un’importante quota degli impieghi delle banche verso questo fondamentale settore produttivo. Ha quindi aperto il dibattito Giorgio Barba Navaretti, accademico dell’Università degli Studi di Milano, il quale ha illustrato alcuni degli argomenti trattati nel secondo numero della Rivista “European Economy – Banks, Regulation and the Real Sector” sottolineando il forte grado di indipendenza e di elevata competenza del Team Editoriale. Al termine del 2014, ha proseguito, i nuovi prestiti erogati alle piccole e medie imprese dell’area euro sono stati circa il 27% dei nuovi prestiti alle società non finanziarie, con punte attorno al 40% per l’Italia. L’obiettivo di questo secondo numero della Rivista Europea Economy è essenzialmente quello di capire come ed a quali condizioni il finanziamento alle PMI possa raggiungere livelli adeguati e risultati accettabili, grazie a strumenti di mercato e mirati interventi di politica economica. Durante la crisi finanziaria le PMI hanno subito un livello di “stress finanziario” molto più elevato di quello sopportato dalla grande impresa: la quota dei crediti non esigibili o “incagliati” raggiunge in Italia, per le PMI, il 30%, contro il 22% di quelle di maggiore dimensione. Numerose sono state quindi le misure mirate alle PMI: la Commissione europea, attraverso il Piano Junker e la BEI, hanno varato i “Fondi di Garanzia”, mentre in Italia le garanzie pubbliche ai finanziamenti alle PMI sono cresciute, dai 2 milardi di euro nel 2007, ai 12 miliardi di euro nel 2014. Ha preso poi la parola Gianni Franco Papa, Vicedirettore Generale di UniCredit, il quale si è soffermato sulle numerose regole che durante la crisi, sovrapponendosi, hanno creato vistosi effetti distorsivi sul settore bancario: dal 2008 ad oggi i prestiti complessivamente erogati dalle Banche alle imprese sono passati dal 47% al 42% del Prodotto Interno Lordo (PIL), mentre il patrimonio degli stessi Istituti di credito, nel settennio preso a riferimento, è passato da 268 miliardi di euro a ben 428 miliardi di euro ! Numerose comunque appaiono anche le alternative e le opzioni possibili per rafforzare il ruolo del mercato nel finanziamento delle PMI, prima fra tutte quella che vede la riduzione delle barriere all’ingresso sul mercato azionario.

Nel corso del 2015, infatti, il mercato di Borsa dedicato alle PMI che vogliono investire nella loro crescita (AIM Italia) si è considerevolmente sviluppato nel comparto delle Aziende del settore vitivinicolo ed agroalimentare. L’Azienda Masi Agricola, di proprietà della famiglia Boscaini, ha recentemente portato in Borsa il proprio Amarone di bandiera tra i più conosciuti al mondo, il “Costasera”, vendendo nel 2014 oltre 12 milioni di bottiglie. Secondo uno studio dell'Università Bocconi di Milano, il Pil in Italia aumenterebbe dell'1% se il numero di società quotate nel suo mercato azionario diventasse il doppio, assestandosi a quota 600 unità.

La quotazione in Borsa di Masi, segue quella di una serie di altre importanti realtà italiane, come Eataly e De Cecco. Prossimo sarà anche l’ingresso in Borsa della Holding Gambero Rosso, l’importante casa editrice specializzata in gastronomia che ha deciso di prolungare il periodo di offerta di azioni e obbligazioni convertibili della società fino al 6 novembre p.v. Ciò in considerazione del fatto che i dati pubblicati nella relazione semestrale, certificata dall'auditor Pkf lo scorso 9 ottobre, hanno mostrato un utile ante imposte di 634mila euro, a fronte degli 892mila euro dell'intero 2014, nonostante l'attività della società presenti storicamente una stagionalità caratterizzata da ricavi e margini più elevati nel secondo semestre. I più qualificati investitori istituzionali delineano, infatti, un trend di raggiungimento di 9 milioni di euro, superando di oltre 1,5 milioni di euro gli inizi dell'anno. Un passaggio fondamentale per l’ampliamento dei mercati è pertanto dettato dall’evoluzione della “cultura” delle PMI verso la trasparenza. Solo se le imprese accetteranno di comunicare i loro numeri e le condizioni del loro business in modo chiaro e cristallino potranno avere accesso a queste forme avanzate di finanziamento. A conclusione del Seminario è intervenuto il Ministro dell’Economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan il quale ha fermamente invocato la necessità di dover spostare l’attenzione da un possibile “rischio bancario” verso, invece, una maggiore assunzione di rischio da parte delle banche nei confronti di un settore privato in affanno e in difficoltà. Quindi mettere al centro del problema il “rischio aziendale”, ossia la necessità di cominciare a reinvestire attraverso un processo di riallocazione delle risorse in un contesto di crescita rimarcando come la trasparenza nelle PMI rappresenti il fattore più importante per un mercato sempre più ampio e competitivo. Giorgio De Rossi

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