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Colleferro, pronto soccorso al collasso, la denuncia della Cisl Fp

Troppi accessi non urgenti, carenza di personale e pochi posti letto a disposizione, generano il sovraffollamento della struttura. Per il sindacato è necessario trovare percorsi alternativi alla sola medicina d'urgenza

La CISL FP Roma Capitale Rieti, si unisce alle altre sigle sindacali, tornando a definire la grave condizione di sovraffollamento presente nei Pronto Soccorso della ASL RM5.

Le cause

"Oggi - scrivono in una nota - lo scopo e le funzioni del pronto soccorso non sono chiare alla popolazione; esso si può definire come una struttura ospedaliera che garantisce l’esecuzione dell’attività diagnostica e terapeutica ai pazienti che accedono in ospedale in situazione di emergenza o urgenza e che richiedono interventi immediati. Questo concetto, però, sembra ancora poco noto e la popolazione si rivolge ad esso in maniera costante determinando un vero e proprio sovraffollamento, creando un'eccedenza della domanda di prestazioni richieste rispetto alle risorse disponibili.

Carenza di posti letto 

Inoltre la nota carenza di personale, porta la situazione al collasso, innalzando il rischio di errore clinico ai massimi livelli. Le cause del sovraffollamento sono molteplici, multifattoriali, estrinseche ed intrinseche all’organizzazione del sistema dell’emergenza, primi tra tutti l’impossibilità di ricovero di pazienti nelle unità operative per indisponibilità di posti letto dopo aver terminato la fase di cura nel pronto soccorso e gli accessi inappropriati.

Ne consegue

La non-urgenza (accessi inappropriati) al pronto soccorso oggi ha raggiunto dimensioni allarmanti. Le conseguenze che ne derivano non possono essere che gravi, tra cui: le inappropriate permanenze in barella dei pazienti anche diversi giorni e il relativo incremento degli eventi avversi con l’aumento della mortalità a 10 e a 30 giorni; l’allungamento dei tempi d’attesa; la riduzione della qualità dei servizi; la perdita di risorse economiche; la riduzione della soddisfazione complessiva; il burnout del Personale. Tutto ciò si traduce in un’inefficienza insostenibile, che innesca ogni sorta di controversia Legale contro i professionisti che vi operano.

Percorsi alternativi

La CISL - concludono - consapevole che tale condizione non sarà mai risolta se l’Azienda e la Regione Lazio non attiveranno un Tavolo multidisciplinare che coinvolga la rappresentanza dei Medici di base e di tutti i Dirigenti preposti alle attività sanitarie territoriali definendo i percorsi alternativi alla sola medicina d’urgenza, potenziando tutte le Strutture Territoriali ed integrando l’attività dei Medici di Famiglia con quella ospedaliera e distrettuale".

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