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Martedì, 30 Aprile 2024
Cronaca Ceccano

Ceccano, preso il latitante del clan dei Casalesi, Giovanni Diana

L'uomo che aveva trovato rifugio in casa di un allevatore, è ritenuto dagli investigatori della Distrettuale Antimafia una delle teste di legno di Michele Zagaria. Blitz delle Squadra Mobile di Caserta e Frosinone

Si nascondeva in un casolare di Ceccano. Giovanni Diana, classe 1962, esponenti di spicco del clan dei Casalesi e ritenuto una delle 'teste di legno' di Michele Zagaria, è stato bloccato dagli investigatori della Squadra Mobile di Caserta. Il blitz è avvenuto la scorsa notte in una zona periferica della cittadina fabraterna. A finire inei guai anche un allevatore di Ceccano accusato di favoreggiamento e denunciato.

Il curriculum criminale

Nel 2017 la Distrettuale Antimafia di Napoli ha sequestrato il patrimonio di Giovanni Diana, indagato per associazione mafiosa nell’ambito dell'indagine anticamorra “Azimut”. Un'inchiesta che ha consentito di documentare gli assetti criminali dell’area casalese all’indomani della cattura del boss Michele Zagaria, ritenuto punto di riferimento delle varie anime dell’organizzazione, evidenziandone l’elevato grado di fluidità, finanche nei ranghi direttivi, in conseguenza delle attività repressive e di alcune importanti defezioni collaborative. È stato infatti possibile dimostrare come più fazioni del Clan dei Casalesi, quali Venosa, Zagaria, Iovine e Bidognetti, nonché i clan Fragnoli – Pagliuca ed Esposito, operanti nell’area sessana-mondragonese, al fine di preservare i delicati equilibri criminali connessi alla gestione delle attività criminali sul territorio, avessero raggiunto un accordo per la ripartizione dei proventi estorsivi, facendoli in parte confluire in una “cassa comune” e riconoscendo la leadership dell’intera organizzazione camorristica al clan Schiavone.

Il patrimonio sequestrato

Il provvedimento di sequestro in trattazione riguarda una avviata azienda di allevamento di bufali di Francolise in provincia di Caserta con annessi beni strumentali, nonché 11 appezzamenti di terreno per complessivi 19 ettari e circa 500 capi di bestiame, accertati essere nella disponibilità indiretta del Diana e del valore stimato in circa 2 milioni e 700 mila euro, già oggetto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca nel corso della richiamata operazione eseguita il 10 novembre 2015 dai carabinieri del Reparto Anticrimine di Napoli. In particolare, mirati accertamenti patrimoniali sviluppati sul conto di Giovanni Diana hanno fatto emergere la consistente sproporzione tra le sue capacità reddituali e le effettive disponibilità finanziarie/ patrimoniali. Egli è altresì risultato essere intestatario di un conto corrente bancario e di una carta di credito, nonché abilitato a compiere operazioni su altri due conti correnti, tra i quali, quello della sorella Rosa Diana, formale titolare dell’azienda bufalina. Questi elementi, letti congiuntamente a quanto già documentato con le indagini condotte dal ROS, nonché alla luce dal contenuto delle dichiarazioni di collaboratori di giustizia, hanno contribuito a far fondatamente ritenere che la titolarità dei beni sequestrati sia di fatto riconducibile a Giovanni Diana.

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