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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Omicidio Willy, scende a 24 anni la condanna per i fratelli Bianchi

Questa la decisione della corte di Appello di Roma nella giornata odierna. Confermate le condanne a 23 anni per Francesco Belleggia e 21 anni per Mario Pincarelli

Dopo un anno dalla prima sentenza oggi è arrivata quella del processo di Appello per la morte del giovane ragazzo palianese Willy Monteiro Duarte. Scende a 24 anni di reclusione la condanna per i fratelli Marco e Gabriele Bianchi nel processo per l’omicidio di Willy, il 21enne ucciso durante un pestaggio avvenuto a Colleferro la sera del 6 settembre 2020.

In primo grado erano stati condannati all’ergastolo. Confermate le condanne a 23 anni per Francesco Belleggia e 21 anni per Mario Pincarelli. I giudici hanno riconosciuto le attenuanti generiche. In aula erano presenti da un lato la mamma di Willy e altri familiari, dall'altra i quattro giovani imputati.

Una sentenza che fa male

Nella requisitoria dello scorso aprile, il sostituto procuratore generale di Roma Bruno Giangiacomo e il sostituto procuratore di Velletri Francesco Brando hanno chiesto ai giudici di confermare l’ergastolo comminato in primo grado ai fratelli Marco e Gabriele Bianchi e le altre due condanne, 23 anni per Belleggia e 21 anni per Pincarelli.

Le parole della mamma presente in aula

’Più o meno me l'aspettavo. Nessuna sentenza mi ridarà mio figlio. Accetto la giustizia che è stata fatta. Non provo rabbia, ma il perdono è un'altra cosa’’. Lo ha detto la madre di Willy, Lucia Monteiro Duarte, dopo la sentenza di Appello a Roma che ha ridotto le condanne per i fratelli Bianchi dall’ergastolo a 24 anni nel processo per l’omicidio del 21enne ucciso durante un pestaggio avvenuto a Colleferro la sera del 6 settembre 2020. In primo grado erano stati condannati all’ergastolo. Confermate le condanne a 23 anni per Francesco Belleggia e 21 anni per Mario Pincarelli. I giudici hanno riconosciuto le attenuanti generiche.

L'omicidio di Willy Duarte

Un omicidio volontario, come dimostrato anche dall'esame autoptico effettuato sul corpo di Willy. I colpi inferti sono stati "ben assestati e non casuali": chi ha usato quella violenza sapeva molto bene cosa sarebbe potuto succedere. Un dettaglio che ha fatto crollare le scuse e i "tentativi di copertura" tra gli indagati, che in un primo momento avevano negato di aver partecipato alla rissa, dicendo di aver soltanto "spinto" il 21enne, prima di andare via. In realtà, in quella maledetta notte del 6 settembre 2020, andò in scena un vero e proprio massacro. Secondo le testimonianze dei presenti, Willy sarebbe intervenuto in difesa di un amico, poi è iniziata la mattanza: prima un forte calcio allo sterno, poi una lunga sequenza di colpi al volto, che non hanno lasciato scampo al povero ragazzo. Una violenza inaudita scagliata da chi sapeva come e dove colpire, inferta a un 21enne indifeso e pacifico, intervenuto soltanto per evitare ad un amico il peggio. Un drammatico destino che invece è toccato lui.

"Una morte assurda e indecente"

"La morte di Willy è un evento indecente - avevano detto i rappresentanti dell’accusa in aula - è assurda nei motivi e nelle modalità che l'hanno determinata. Il pestaggio è unitario, tutti picchiano in modo violentissimo la vittima mentre è inerme, colpendola in più parti vitali del corpo". Secondo il sostituto procuratore generale di Roma Bruno Giangiacomo e il sostituto procuratore di Velletri Francesco Brando, la violenza contro Willy è durata quasi un minuto: "Si è trattato di un'azione che ha avuto durata apprezzabile, quantificabile in circa 50 secondi, e, in questo lasso temporale, tutti gli imputati non solo non hanno mai desistito ma, anzi, hanno intensificato la condotta: lo hanno fatto agendo in quattro contro uno, proseguendo per tutto questo tempo a martoriare Willy, infierendo su un corpo che, sin dai primi secondi, già appariva totalmente remissivo. Il pestaggio è unitario, tutti picchiano in modo violentissimo la vittima mentre è inerme, colpendola in più parti vitali del corpo e, dunque, contribuendo in modo sia materiale che rafforzando il proposito criminoso altrui reciprocamente; dire che uno degli imputati abbia avuto, rispetto a questa azione, un ruolo del tutto marginale, quasi insignificante, è totalmente errato rispetto a questa ricostruzione

La procura, chiedendo la conferma delle condanne, aveva sottolineato anche il passato criminale degli imputati: "I Bianchi hanno ricevuto condanne ormai passate in giudicato per estorsione e spaccio di sostanze stupefacenti; sono soggetti conosciuti per avere la fama di picchiatori e infatti in passato sono stati arrestati per fatti analoghi e rinviati a giudizio (sempre aggressioni di più soggetti contro uno, peraltro ai danni di soggetti extracomunitari; quindi sempre in una situazione in cui il soggetto è in una situazione di minorata difesa). Sono persone che andavano a fare gli arroganti in giro. Sono persone che vivevano nel lusso senza fare nulla e che quindi vivevano di delitti. Sono persone, infine, che hanno dimostrato di non aver avuto alcuna revisione critica del loro operato, come emerge dal loro esame in occasione del quale hanno reso dichiarazioni miranti a dare la responsabilità esclusiva dell'evento a Belleggia e nel corso del quale hanno addirittura mostrato un atteggiamento quasi offensivo nei confronti dei familiari della persona offesa". Secondo i giudici di primo grado, tutti e quattro gli imputati “avevano la percezione del concreto rischio che attraverso la loro azione Willy potesse perdere la vita, e nondimeno hanno continuato a picchiarlo”, si legge nelle motivazioni della sentenza dello scorso 4 luglio: "L'irruzione dei fratelli Bianchi sulla scena di una disputa sino ad allora solo verbale, e comunque in fase di spontanea risoluzione, fungeva da detonatore di una cieca furia".

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