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La decisione / Paliano

Omicidio Willy, una sentenza di Appello che fa male

Una decisione, quella dei giudici di Roma, che lascia l'amaro in bocca. La legge va sempre rispettata ma il dolore non verrà mai attenuato

Dopo qualche ora dal pronunciamento della sentenza da parte dei giudici della Corte di Appello di Roma sull’omicidio del giovane Willy Monteiro Duarte è il momento di fermare il tempo e di riflettere. Una sentenza che ha ridotto la pena ai fratelli Marco e Gabriele Bianchi dall’ergastolo, che era stato inflitto loro in primo grado un anno fa dal tribunale di Frosinone, a 24 anni. Mentre è stata confermata la pena degli altri due ragazzi sempre di Artena: 23 anni per Belleggia e 21 per Pincarelli coinvolti nella scazzottata in pieno centro a Colleferro.

In pratica i giudici di Roma hanno confermato che coloro che hanno ucciso, nella tragica notte del 5 settembre 2020, il giovane ragazzo di origini capoverdiane ma da sempre cittadino di Paliano (Frosinone) sono stati i quattro ragazzi di Artena che erano intervenuti per sedare una rissa e che hanno provocato con colpi violenti (calci e pugni) la morte di Willy, intervenuto per difendere un suo amico.

Una sentenza che fa male

Una sentenza che ha fatto male a tutti coloro che si aspettavano che fosse confermato l’ergastolo per i due fratelli artenesi che negli ultimi mesi sono stati condannati anche per altri reati ma sempre inerenti alla violenza verso altre persone o agli animali.

Una sentenza che però, come ha anche detto l’avvocato della Famiglia Monteiro Duarte, Domenico Marzi era in parte attesa in quanto sono state concesse le attenuanti generiche che nella prima istanza erano state concesse a Pincarelli e Belleggia.

''Desidero esprimere apprezzamento per una sentenza della corte d’appello che arriva a neanche tre anni dal fatto e dimostra che l’amministrazione della giustizia in questa vicenda ha funzionato perfettamente. Sulla riduzione di pena con la concessione delle attenuanti generiche era una delle previsioni che mi ero permesso di fare, in quanto obiettivamente i fatti si sono svolti in una modalità tale da non consentire un distinguo così netto fra i due protagonisti Bianchi e gli altri due protagonisti Pincarelli e Belleggia ai quali già erano state concesse le attenuanti generiche, quindi una decisione che io ritengo processualmente ineccepibile’’. Lo afferma l’avvocato Domenico Marzi, legale della madre di Willy Monteiro Duarte, dopo la sentenza del processo di Appello.

Ma ovviamente dove finisce il confine del rispetto della legge inizia, o perlomeno dovrebbe iniziare, quello del raziocinio che porta al perdono: “Più o meno me l'aspettavo. Nessuna sentenza mi ridarà mio figlio. Accetto la giustizia che è stata fatta. Non provo rabbia, ma il perdono è un'altra cosa’’. Queste le parole di Lucia Monteiro Duarte la mamma di Willy che per l’ennesima volta, insieme agli altri componenti della loro famiglia, ci dimostrano come si riesca a superare con serenità e compostezza un dolore cosi grande che oramai va avanti da quasi tre anni. Una famiglia che va protetta e rispettata e che, come dice anche il sindaco di Colleferro Pierlugi Sanna, va fatta diventare un esempio per le generazioni future.

“Abbiamo dei doveri morali, riflettere prima di esprimerci è uno di questi. Le nostre parole vengono lette e pesate da tutti, soprattutto in queste circostanze. Questo dovere paradossalmente ci protegge (e protegge assieme a noi anche la comunità) dalla reazione a caldo che tutti abbiamo avuta, scomposta, all’udire la notizia. Non possiamo permetterci però reazioni scomposte perché siamo diversi e questa diversità, rispetto alla barbarie, la rivendichiamo con convinzione. Un altro dovere è proteggere la famiglia che da sempre ci ispira con il suo doloroso contegno: ai genitori di Willy, alla sorella Milena noi dobbiamo stringerci, come un mantello ed in silenzio. Lo stiamo facendo.

Le sentenze si rispettano, ci è stato insegnato questo. Nonostante l’amaro in bocca che ci provoca questo annuncio e nonostante la naturale indignazione, attenderemo i novanta giorni del deposito per poterla leggere e studiarne le motivazioni. Rispettiamo le leggi, non possiamo certo noi cambiarle, crediamo che i giudici le abbiano applicate dall’alto della loro esperienza professionale però vogliamo leggere la sentenza. Non per aizzare le folle, non possiamo permetterci il lusso di essere populisti in mezzo a così tanto dolore, tuttavia vogliamo cercare di capire. Un’ostinazione, lo so, in mezzo alla tanta irrazionalità che questo omicidio ha reso manifesta. Capire è un nostro diritto.

Non possiamo dimenticare, mentre ci incamminiamo verso il 6 settembre, quanto accaduto a Willy nella nostra città. Dimenticare è impossibile, sarebbe triste e colpevole. Attendiamo come un monolite dunque, anche per sapere se dovesse iniziare un iter in Cassazione, come ci auguriamo. 

Questo ingombrante groppo alla gola, questo senso di freddo nelle ossa anche se è estate, questo intimo sconcerto li dobbiamo trasformare in forza educatrice, altrimenti tutto sarà vano. Dobbiamo, al netto dei tribunali, avere la forza di correggere ed indirizzare i nostri ragazzi, di sostenere le famiglie che ancora si ostinano a tramandare valori sani, di sostenere la scuola pubblica e di concepirla come moderno principe nello Stato che vuole costruire il suo domani su valori umani e non solo sugli slogan, sugli algoritmi e sulle questioni finanziarie. Umani nel senso di “ispirati all’umanesimo” che in fin dei conti abbiamo inventato sempre noi e diffuso nel mondo.

Questo sforzo, questo lungo cammino potrà sembrare una pia illusione ma non è così. È l'unico modo che abbiamo per cambiare le cose, per non subire e per reagire, per non tradire Willy e non rendere vana la sua morte. Se avremo la forza di farlo non rimarremmo delusi da nessuna sentenza, il mestiere dei giudici non è il nostro. I giudici fanno e faranno i giudici, (vigileremo e studieremo l'iter che ha portato a questa decisione apparentemente incomprensibile), noi siamo e proveremo ad essere guide autorevoli il più possibile, riflessive e sicure nel passo, tenaci nel mantenere le posizioni delle nostre comunità laboriose ed altere, schierate sempre dalla parte del bene. Alla famiglia diciamo: desideriamo essere per voi un abbraccio grande un popolo intero”.

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