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Domenica, 28 Aprile 2024
Il processo / Arce

Omicidio Mollicone, per Lavorino: "Reperti contaminati e non utilizzabili"

Scontro in aula tra il consulente dei Mottola e gli esperti del Ris dei Carabinieri sulla validità dei frammenti rinvenuti sul nastro adesivo

"Per capire che c'è stata contaminazione (dei reperti ndr) basta vedere il filmato dell'esame sul cadavere eseguito dal medico legale Conticelli che ha tagliato e ha aperto la busta dell'Eurospin sul tavolo settorio e ha tagliato il nastro adesivo". Il criminologo Carmelo Lavorino, componente del pool difensivo di alcuni componenti della famiglia Mottola (padre, madre e figlio finito sotto processo per la morte di Serena Mollicone), non ha dubbi mentre viene ascoltato in aula nell'ambito del processo, davanti alla Corte d'Assise

d'Appello di Roma, per l'omicidio della 18enne di Arce avvenuto nel 2001. Per il consulente i frammenti lignei rinvenuti sul nastro adesivo con il quale l'assassino o gli assassini hanno avvolto il capo di Serena, non apparterebbero alla porta dell'appartamento a trattativa privata situato in caserma e contro la quale, secondo l'accusa, la giovane avrebbe battuto violentemente la testa.

A smentire le teorie di Lavorino è stato luogotenente Rosario Casamassima, all'epoca dei fatti in servizio al Ris, incaricato delle analisi microscopiche e chimiche sui nastri che avvolgevano il capo di Serena. Per l'accusa - che nega alcuna contaminazione -, l'arma del delitto sarebbe la porta di un alloggio a trattativa privata della caserma di Arce.

Porta contro la quale sarebbe stata spinta l'allora 18enne e nella quale avrebbe provocato una frattura con la testa. Dalle analisi eseguite, come ha spiegato in aula Casamassima, i frammenti lignei trovati sul nastro adesivo che avvolgeva il capo di Serena con tracce di resina e colla sono coerenti per composizione con la porta e si sarebbero conservati intatti perché i nastri erano protetti dalla busta dell'Eurospin che avvolgeva la testa della ragazza. 

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