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Roma, ottava edizione del Festival Renoize in ricordo di Renato Biagetti

Sabato 30 agosto al Parco Schuster di Roma si è tenuta l’ottava edizione del festival Renoize che viene organizzato ogni anno in questo periodo per ricordare Renato Biagetti, il ventiseienne romano ucciso a

Sabato 30 agosto al Parco Schuster di Roma si è tenuta l’ottava edizione del festival Renoize che viene organizzato ogni anno in questo periodo per ricordare Renato Biagetti, il ventiseienne romano ucciso a

Focene il 26 agosto 2006 all’uscita da una festa di musica reggae. A Renoize è intervenuta anche Stefania Zuccari, la madre di Renato, che insieme ad altre donne ha fondato il comitato Madri per Roma città aperta.

Sono passati otto anni da quella notte in cui Renato fu brutalmente ucciso con altrettante coltellate, di cui due alla gamba e sei al petto. Per anni la sua morte fu descritta come l’esito di una rissa tra balordi ubriachi avvenuta al parcheggio di una discoteca. In realtà Renato fu ucciso per motivi politici per mano di due ragazzi di estrema destra che lo hanno avvicinato in un parcheggio per poi accoltellarlo, anche se questa motivazione viene ancora definita folkloristca, ed i media hanno sempre preferito parlare di rissa.

Quello che Renoize ogni anno vuole ricordare, oltre a mantenere vivo il ricordo di Renato, è che a Roma continuano a manifestarsi aggressioni di tipo xenofobo, fascista, sessista e omofobo e che in questo clima Renato potrebbe essere chiunque di noi o dei nostri figli. Sono a rischio soprattutto quei giovani che operano negli spazi in cui si promuove il sociale e la lotta per i diritti delle minoranze, spazi che a Roma continuano a crescere nonostante i numerosi sgomberi degli ultimi tempi, in risposta al clima di precariato e di crisi che stiamo vivendo in un crescendo di clima di violenza che le cronache ogni giorno ci restituiscono. Una violenza che si manifesta soprattutto nei confronti di chi decide di prendere una posizione, di difendere le minoranze e di combattere le discriminazioni nei confronti dei precari, degli stranieri e degli omossessuali. Violenza a cui siamo ormai abituati e che si tende spesso a minimizzare e normalizzare, dimenticando che né la depressione né la gelosia, tantomeno le bravate possono essere la causa della morte di persone che decidono di prendere una posizione personale o collettiva.

Sul palco di Renoize si sono alternati diversi interventi tra cui quello di Acad, l’associazione contro gli abusi in divisa, che si batte affinché in Italia venga approvata una legge contra la tortura e il numero identificativo sulle divise dei corpi di polizia impegnati a gestire l’ordine pubblico durante le manifestazioni e negli stadi. L’Associazione ha altresì ricordato che offre sostegno legale a coloro che subiscono violenza da parte delle forze dell’ordine.

L’onlus femminista Una stanza tutta per sé ha invece ricordato un’altra forma di violenza che non accenna a diminuire, ed è quella maschile sulle donne, ricordando che in via Ostiense 137/b esiste uno spazio di sostegno e di ascolto, e di promozione culturale in cui viene insegnata gratuitamente la lingua italiana alle donne straniere, che per motivi culturali sono spesso anche le più emarginate.

La serata si è conclusa con l’intervento delle Madri per Roma città aperta. Stefania Zuccari ha voluto lasciare spazio e parola alla madre di Davide Cesare Dax, il venticinquenne ucciso a Milano quattordici anni fa, sempre a causa della sua appartenenza ad un centro sociale, sempre per mano di chi politicamente non la pensava come lui. La madre di Davide con voce commossa ha raccontato per l’ennesima volta quanto accaduto quella sera, rammaricandosi di non aver avuto alcun tipo di supporto da parte delle forze dell’ordine, che anzi, non avrebbero mostrato alcun segno di cordoglio, mentre gli assassini del figlio non hanno mai versato i soldi del risarcimento.

Infine, Stefania Zuccari, ha raccontato un aneddoto di pochi giorni fa, quando aveva espresso il desiderio di avere un murales dedicato al figlio sotto la sua abitazione. Giovani writers e molti compagni di Renato con i loro figli hanno raggiunto Stefania e si sono messi all’opera. Era un clima sereno e allegro. Ma dopo neanche un’ora sono arrivate le forze dell’ordine che hanno voluto identificare i presenti, noncuranti della presenza dei bambini. “Noi del comitato ci siamo opposte con tutta la nostra forza per impedirlo”, ha detto Stefania, ribadendo che viviamo in un clima in cui l’aggregazione giovanile, in particolare quella impegnata a livello sociale e politico, viene tenuta sotto controllo, a dimostrazione che la matrice politica delle violenze in questi ambienti esiste e non può essere ridotta ad una “lite tra balordi”.

Di Aleksandra Milosevic

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