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Roma, Teatro degli Audaci, Un intenso e coinvolgente Finale di partita, di Beckett

Con molto piacere ho accolto l’invito a recarmi presso il nuovo, nuovissimo ed accogliente Teatro degli Audaci (in zona Salario – Porta di Roma) per assistere ad una bella, intensa, ben elaborata edizione del dramma Finale di partita, di Samuel...

Con molto piacere ho accolto l’invito a recarmi presso il nuovo, nuovissimo ed accogliente Teatro degli Audaci (in zona Salario – Porta di Roma) per assistere ad una bella, intensa, ben elaborata edizione del dramma Finale di partita, di Samuel Beckett, con la regia del giovane e bravo Leonardo Cinieri Lombroso e con la ottima interpretazione di Flavio De Paola, Enrico Franchi, Maria Cristina Gionta, e Emiliano Ottaviani. Ovviamente, nei decenni precedenti, ho assistito a numerose edizioni di questo famoso dramma, sia a Roma sia in giro per Festival internazionali, però ritengo utile ed opportuno riassumere, per gli appassionati di teatro e per gli affezionati lettori di questa rubrica, i punti salienti della piece beckettiana. Il vecchio Hamm, cieco e paralizzato, giunto al termine della sua esistenza, è il pezzo del re in un metaforico finale di partita dove viene continuamente messo sotto scacco dagli altri personaggi, primo tra tutti Clov, il suo servitore. Attraverso un incalzante botta e risposta i due tessono la trama di relazioni complesse e disperate, in cui bisogno e convenienza si intrecciano, oltrepassando i confini della buona coscienza. Con loro vivono i genitori di Hamm, la madre Nell e il padre Nagg, che, ridotti a tronchi umani e inadatti alla vita, vegetano all’interno di due bidoni della spazzatura, come a simboleggiare una degenerazione umana che non ammette deboli o che addirittura li classifica “piaghe sociali”. "Finale di Partita è stato scritto da Samuel Beckett dieci anni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, con le attività e ricerche nucleari in corso, con gli equilibri politici del nostro pianeta ancora incerti, ovvero una specie di “day after” post-atomico, nel quale solo alcuni “sfortunati” sono rimasti “vivi”. Oggi, nel 2015, questo testo riprende vita in questa bella ed intelligente edizione degli Audaci, toccando il presente ed un ipotetico futuro. Il nostro mondo pieno d’incertezze, caratterizzato da una politica debole e non concreta, riempie le persone di una grande incertezza e questa, come un’onda, diventa il grande problema esistenziale dell’intera umanità. I personaggi di Finale di partita Hamm, Clov, Nagg e Nell, non sono tanto distanti dal nostro presente. In Siria, Iraq, Ucraina, in alcuni paesi dell’Africa, possiamo immaginare la stessa situazione vissuta dai nostri protagonisti. Chiusi in una stanza, un seminterrato, un buco. Scampati a chissà quale tremenda tragedia. Due finestre dalle quali si intravede, con difficoltà, solo il vuoto, e Hamm che chiede “Il sole?” e Clov puntando dalla finestra il suo cannocchiale “Nulla”. Questa ripresa di Finale di partita al giorno d’oggi diventa interessante perché si presenta e di propone come una riflessione sull'individualità, sulla solitudine dell'io di fronte al mondo, sulla inutilità, sulla precarietà, sul fallimento, sull’assurdo dell'esistere, sui limiti e sulle possibilità della libertà individuale, incentrando queste riflessioni intorno alla domanda: che cosa vuol dire esistere? Ribadisco, con convinzione, un giudizio molto positivo su questa ripresa del testo, sulla regia e sulla interpretazione degli attori, augurando a questa intramontabile piece teatrale altri … cinquanta anni di repliche !

Franco Vivona

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