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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cultura

Roma,Rassegna di spettacoli teatrali nelle ultime settimane di novembre

Consueta rassegna degli spettacoli di prosa a Roma in queste ultime settimane di novembre, con imbarazzo nella scelta per tutte le tipologie di spettatori, sicuri di non sbagliare, perché gli spettacoli sono tutto buoni e validi. Grand Guignol al...

Consueta rassegna degli spettacoli di prosa a Roma in queste ultime settimane di novembre, con imbarazzo nella scelta per tutte le tipologie di spettatori, sicuri di non sbagliare, perché gli spettacoli sono tutto buoni e validi.

Grand Guignol al Teatro Eliseo: divertente satira di costume, scritta da Vittorio Franceschi, con la interpretazione di Lunetta Savino, Umberto Bortolani, Carmen Giardina, Sebastian Gimelli Morosini, Andrea Lupo, e con la regia di Alessandro D’Alatri. Un Grand Guignol all’italiana, politicamente scorretto, ma puntuale con la contemporaneità, divertente come una farsa: queste le parole di Alessandro D’Alatri, direttore del Teatro Stabile d’Abruzzo, e regista di questo imperdibile spettacolo. I protagonisti si misurano con eroi molto attuali che l’autore traveste da colf depressa, salumiere di successo, guida turistica ignorante con moglie fedifraga, postino sensibilmente gay. Non è facile parlare di questo spettacolo, dice Lunetta Savino. Porto in scena Esterina, una imprevedibile colf, un personaggio che appartiene al mio mondo poetico di attrice e che esprime il mondo tragicomico dell’ingenuità. Conosco Vittorio Franceschi da tanto tempo, come autore, mi piace il suo modo leggero di utilizzare personaggi borderline e mi piacciono i colori che stiamo usando per raccontare una commedia satirica, i colori della composizione scenica che è meravigliosa e i colori caratteriali. Saremo scorretti, cattivi, ma molto divertenti! Aggiunge il regista: Tra i miei passatempi preferiti c’è quello di rovistare nei cassetti di Vittorio Franceschi. Riesce ogni volta a sorprendermi per la quantità e la qualità di progetti che saltano fuori come salmoni a primavera. La sorpresa più grande è che molti di loro sono inediti o lo sono soltanto per l’Italia. E’ così che qualche tempo fa mi saltò tra le mani “Grand Guignol all’italiana”. Un gioiello che attendeva pazientemente da quindici anni di venire compreso e amato. Chi conosce la drammaturgia di Franceschi sa bene quanto l’ironia sia un elemento costante del suo sguardo sulla vita. In questo caso direi che si è divertito a trasformarla in graffiante satira che fa aleggiare nei due atti come un refolo entrato da uno spiffero e che lentamente si trasforma in un tempestoso vortice. I cinque personaggi, con i loro comportamenti, i linguaggi e il mondo che rappresentano ci accompagnano nel grande vuoto di questi tempi riempiendolo di surreale comicità. E’ uno spettacolo surreale ma veritiero. Caratteristica del teatro che più amo. Per questo motivo ho fortemente voluto che ogni elemento dello spettacolo, dalle scene ai costumi, alle luci, rispondesse a queste peculiarità. Quindi grande divertimento, ma al tempo stesso, proprio come in un Grand Guignol, una feroce condanna dell’egoismo e del perbenismo. Grossolanità, cinismo, squartamenti e lacrime da cronaca nera, eros e bordello a infarcire un drammone popolare senza lieto fine. Nella Francia di fine ‘800, il Grand Guignol era tutto questo; un miscuglio di tinte fortissime che tenevano gli spettatori incollati alle poltrone con storie macabre ma al contempo farsesche. Il testo di Vittorio Franceschi è di quindici anni fa; da allora scandali, malefatte colossali e ruberie grandguignolesche hanno fatto sì che non fosse necessario cambiare neanche una virgola: la satira evidenzia le storture del mondo, ridiamoci su.

Teatro dei Servi, Immigrati brava gente: una piece interessante ed attuale con Bernardino De Bernardis, Angela Ruggiero, Ruddy Almada, Simonetta Milone, Francesca Di Meglio e Francesca Epifani, Matteo Fasanella, Elena Verde , Antonio Coppola, scritta e diretta da Bernardino De Bernardis. Commedia napoletana sul tema della diversità delle culture. Cosa succederebbe ad una famiglia napoletana, animata da continue beghe interne, se piombasse in casa un immigrato? Uno di quelli che affrontano traversate del continente africano e del mare che lo separa dall’Italia per approdare in un paese nuovo, di quelli che lasciano dietro di sé storie di privazioni e hanno davanti solo scommesse? Lo scoprono la famiglia Croccolo ed il capofamiglia Salvatore, che incontrerà Omar e sceglierà di accoglierlo, dargli un lavoro e un’opportunità, sfidando le paure imperanti e la diffidenza che nel nostro tempo si annida ovunque. E allora, tra siparietti e tranche de vie, battibecchi proverbiali con la suocera, sempre pronta a redarguirlo, e il figlio Roberto, impegnato in una crociata di conquista di talent e reality, si srotola una “commedia sulle paure sociali”, alimentata da una napoletanità energica e fantasiosa, che mostra, attraverso piccole e continue deflagrazioni comiche, la poesia del quotidiano. Il personaggio di Angela Croccolo è interpretato da due attrici che si alternano.

Teatro Ghione, La tempesta by Albertazzi: l’uomo di oggi è confuso, disorientato, frastornato da persuasori occulti, anaffettivo, comprato da una società che lo ha divorato, digerito, trasformato in cieco consumatore e prodotto di mercato. La nave affonda. Shakespeare inizia con quest’immagine la sua “Tempesta”, con l’immagine di una società che cola a picco, un luogo in cui un Re e la sua corte, dalle loro lussuose stanze interne alla nave, tentano invano di dettar legge agli elementi naturali, disposti a tutto pur di salvarsi la vita. Ma la tempesta, almeno in questo caso, è un’illusione, un artificio, una malìa teatrale organizzata da Prospero, il protagonista della pièce, che, come un direttore d’orchestra o un moderno regista, crea la realtà e la manipola a suo piacimento, intervenendo sugli elementi naturali. Tutti i protagonisti, nel nostro spettacolo, sono già morti, ma non lo sanno. La nave è affondata irrimediabilmente, come l’aereo del Mastorna felliniano. Prospero si muove su una sedia a rotelle, come un moderno Hamm beckettiano, mosso dai suoi spiriti. Proprio dalla sua apparente fragilità fisica si sprigiona la sua imprevedibile Potenza, Potenza di pensiero e abilità esoterica incontrastabile. Forse il vero ducato di Prospero, alla fine, resterà per sempre quella povera isola sospesa sul filo dell’orizzonte, luogo più reale del reale, non toccato dalla complessità della vita quotidiana, dall’arroganza della politica, dalla protervia degli intellettuali della corte, dalla compravendita delle cariche pubbliche, governato unicamente dal sogno e dall’illusione, un piccolo teatro in chiusura, sospeso nel nulla, sull’abisso.

L’amico del cuore alla Sala Umberto : Biagio Izzo nella divertente commedia L’amico del cuore, scritta dal bravo Vincenzo Salemme ed interpretata da Mario Porfito, Francesco Procopio, Yulyia Mayarchuck, Samuele Sbrighi, Luana Pantaleo,, e con Antonella Cioli, con le scene di Alessandro Chiti e la regia dello stesso Salemme. L’amico del cuore è una commedia del 1991. Quando è stata rappresentata la prima volta, si trattava di un atto unico che si intitolava L’ultimo desiderio. Negli anni successivi la commedia è stata ampliata ed è stata suddivisa in due atti, e fu rappresentata per la prima volta nel 1995. Fu subito accolta con molto calore. La commedia, dentro la trama comica, ha una vena di profonda cattiveria, afferma Izzo : in questa edizione mi piacerebbe portare in superficie la crudeltà dei rapporti umani, in questa edizione mi piacerebbe che Michelino Seta diventasse vittima di se stesso, di tutto ciò in cui ha finto di credere, di tutto il suo provincialismo culturale, di tutta la sua mentalità aperta ma solo a parole. E quindi mi piacerebbe che Roberto Cordova diventasse un uomo che coglie nella propria malattia una occasione di rivalsa nei riguardi dell’amico più fortunato, quell’amico del cuore, Michelino, che ai suoi occhi appare un uomo di successo per di più sposato con una donna bellissima. I due sono amici dall’infanzia e probabilmente, Roberto, da sempre pensa che l’amico abbia avuto una vita più facile, più fortunata. Quale occasione migliore quindi per vendicarsi di quell’amico che si dice uomo aperto e democratico, quell’uomo che giudica la gelosia un sentimento barbarico; quale occasione migliore per dimostrare che le sue sono soltanto chiacchiere. Quindi in definitiva mi piacerebbe che questa edizione fosse proprio un duello, in cui l’arma scelta dai contendenti non è la spada ma l’ipocrisia. Il tutto nella tessitura classica della commedia degli equivoci, dove ognuno dei personaggi si veste di un ruolo per nascondere la propria natura più profonda: un prete ambiguo che non ha deciso se essere “uomo o ministro di Dio”; un ragazzo di quattordici anni (malato del morbo di Matusalemme) che ne dimostra quaranta e crede di essere la reincarnazione di un merlo; la mamma di questo ragazzo legata ancora al ricordo del marito defunto, ma che alla prima occasione cede alle lusinghe di un tassista invadente e aggressivo.

Al Teatro Golden lo show dei Favete Linguis : il Teatro Golden si trasforma nel palcoscenico del mitico Teatro Ariston di Sanremo dove I Favete Linguis , Emanuela Fresi, Stefano Fresi , Toni Fornari, racconteranno, a modo loro, tra virtuosismi vocali, sketches e parodie musicali, grazie al loro talento indiscusso, la storia del Festival di Sanremo. I più grandi successi della manifestazione canora più importante d’Italia, quelli che hanno accompagnato la storia della nostra nazione saranno reinterpretati e reinventati dai Favete Linguis e catapulteranno il pubblico indietro nel tempo regalando a tutti la magia e il divertimento che lega ogni italiano al Festival più famoso. Odiato o amato, il Festival di Sanremo segna, attraverso i suoi protagonisti e le sue canzoni, irrimediabilmente la nostra storia, racconta le varie epoche, si rispecchia nella società e ogni anno rinnova, nell’attesa e nello spettacolo un appuntamento imperdibile per ogni italiano. Più di sessant’anni di canzoni, cantanti, presentatori e vallette saranno ricordati con ironia e sarcasmo, dai Favete Linguis che renderanno con le loro originalissime interpretazioni, ancora più unico l’omaggio alla manifestazione canora, tra canzoni, medley, scenette, gag e le immancabili parodie musicali. Sul palco non poteva mancare un trio musicale composto da Mimmo Sessa, Cristiana Polegri, Michele Ranieri che accompagnerà i Favete nei loro virtuosismi. Il trio de I Favete Linguis composto da Emanuela Fresi e Stefano Fresi, Toni Fornari, si costituisce nel 1995. Partecipano a numerose trasmissioni televisive.

La nuova interessante stagione del Teatro Prati : una nuova stagione per un nuovo repertorio quello del Teatro Prati, autentica bomboniera nata nel 1998 da un’idea di Fabio Gravina, bravo direttore artistico e guida della Compagnia che interpreta il repertorio dell’intera stagione , ora rivolta non più al teatro napoletano ma ad una programmazione basata su commedie italiane brillanti e di qualità nelle quali si raccontano storie intrise di sentimenti ed ironia. “Al solo fine di attirare più pubblico – afferma Gravina - alcuni teatri in questi ultimi anni, si sono serviti di pretesti per confezionare degli spettacoli piuttosto mediocri che poco hanno a che spartire con il valore assoluto del teatro di prosa. La stagione che presento vuole mantenere ben saldo il principio fondamentale della prosa raccontando quattro storie nate dalla fantasia di autori che, scrivendole, hanno considerato e ritratto gli stati d'animo, le ansie, le perplessità, l'ironia, la comicità ed a volte anche gli aspetti negativi dell'essere umano, che compongono la vita che viviamo. E l'attore, che è un interprete a tutti gli effetti, deve riprodurre ad arte la vita di un altro individuo che è incastonata in una storia.” Le commedie prescelte sono firmate da Aldo De Benedetti, Nino Marino e dallo stesso Gravina. Appartenenti ad una società del passato e ad un’epoca contemporanea, il filo conduttore che le unisce è il rapporto di coppia nei suoi cambiamenti e continue evoluzioni, come anche lo stile interpretativo del suo mattatore che mescola al contempo ironia e riflessione, comicità e sentimento. Il primo spettacolo, in scena fino al 6 dicembre, è Due dozzine di rose scarlatte, scritto nel 1936 da Aldo De Benedetti per Vittorio De Sica e Giuditta Rissone: pièce arguta ed elegante in cui il gioco delle coppie si mostra come un imprescindibile motore narrativo ed in cui uomini e donne sono ritratti nelle loro debolezze, i vezzi ed idiosincrasie, l’opera è sicuramente uno dei classici più rappresentati in Italia. Il fascino di questa commedia, giocata da tre (più uno) personaggi straordinariamente disegnati, risiede nella sua leggerezza, nel linguaggio dinamico ed effervescente, nella trama mai superficiale, nel gioco degli equivoci, condotto con raffinata abilità. Un testo brillante e divertente, ma che nasconde quella infelicità e quella insoddisfazione che spesso accompagnano l'essere umano costringendolo ad una vita claustrofobica e stagnante, in attesa che, prima o poi, arrivi qualcosa di nuovo a riaccendere una scintilla di vita, magari... due dozzine di rose scarlatte. La trama : In un matrimonio fin troppo fedele, la moglie comincia a sentire voglia di evasione e organizza un viaggio da sola, il marito - complice l'amico avvocato - ne approfitta per tentare di avvicinare una bella contessa inviando due dozzine di rose scarlatte con lo pseudonimo mistero. Ma il mazzo per errore arriverà alla moglie. Da questo equivoco si sviluppa una storia parallela sul desiderio e la necessità di sognare, un percorso iniziatico che ci fa riflettere sorridendo sulle nostre debolezze. Due dozzine di rose scarlatte, commedia in tre atti di Aldo De Benedetti. Franco Vivona

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