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Storia di un morto di fama : al teatro San Luca di Roma in scena la compagnia teatro stabile di helsingor

di Lorenzo Appetito "Per chi suona la campana ...storia di un morto di fama"   La compagnia "Teatro Stabile di Helsingor"  è in scena fino al 12 Marzo presso il teatro di San Luca di Roma. Una commedia brillante e toccante dai toni a...

di Lorenzo Appetito

"Per chi suona la campana ...storia di un morto di fama"

La compagnia "Teatro Stabile di Helsingor" è in scena fino al 12 Marzo presso il teatro di San Luca di Roma. Una commedia brillante e toccante dai toni a volte paradossali.

Già in parte sold out dopo il primo fine settimana.

L'opera in scena per la prima lo scorso 27 febbraio sta già riscuotendo molti consensi.

Il tema sempre attuale - la contraddizione tra il bramare fama e l'esserne schiavo, è il fulcro di un sostenuto e vorticoso alternarsi di variopinti e macchiettistici personaggi, e dell'allegro rincorrersi delle loro battute che prendono spunto dai background popolari regionali italiani e dei rispettivi esponenti celebri. Ritmo incalzante e ricco di pathos.

La storia apparentemente semplice - quella del sogno di Simone di possedere un bombardino che gli avrebbe fruttato fortuna - riesce a conquistare l'attenzione degli spettatori che si concedono a sonanti risate di cuore, facendo sì che la platea accolga senza remore ciò che in seconda battuta arriva, cioè il messaggio, che lo spettatore ingoia come medicina amara, addolcita dallo zucchero dell'ilarità che non lo lascia mai fino al finale che sorprenderà nel suo mancare e rimandarsi...

Francesco Gentile, autore della sceneggiatura e regista dello spettacolo, dosando risate riflessione ha realizzato un'opera riuscitissima.

Sipario alzato, al guardarsi intorno ogni attore al suo posto, genuinamente nel suo ruolo.

Complimentandoci con i membri della compagnia e col regista, raccogliamo il sollievo derivato da un successo ritenuto incerto per la particolarità del copione; osserviamo quegli attori fuori dalla parte nella loro umana cordialità e ne immaginiamo la vita: professionisti, studenti, padri, figlie ed ogni altro ruolo che possono avere fuori dal palco. Ci vien da pensare quale portale possa rappresentare varcare la soglia di una compagnia teatrale, cimentarsi su ciò che non si è, sperimentandosi in qualcosa di altro, concedendosi magari ciò che l'educazione e la formazione avevano imposto di non fare, non dire, non pensare... Questi attori, come altri, uomini e donne comuni, si sono concessi di de-identificarsi da sé identificandosi in qualcun 'altro.

Quali emozioni si provano ad essere per qualche minuto un'altra persona? Ce lo potrebbe dire per esempio Martina Mancinelli, fisioterapista e osteopata la cui sperimentazione nella vita l'ha condotta al teatro, e che interpreta nell'opera una Tal De' Tali così diversa da lei, dal suo sentire. Quanto deve essersi divertita in movenze e atteggiamenti così lontani dai propri, magari vivendo per qualche tempo con la stessa maschera di gente vista e conosciuta durante la vita, considerata in un certo modo allora ed ora diversamente proprio per averne per gioco indossato i panni. L'interpretazione di un personaggio forse aiuta a immedesimarsi con l'altro, in un gioco empatico che accorcia le distanze. La magia del teatro è forse questa.

Non ci resta che sederci in platea e gustarci lo spettacolo.

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