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Roma, a Rebibbia agenti in protesta. La solidarietà di Palozzi (FI)

Il numero degli agenti di polizia penitenziaria, nel carcere di Rebibbia, nell'ultimo anno è stato fortemente ridotto e, mentre si registra una carenza preoccupante di personale femminile, gli agenti sono anche costretti a respirare gli odori...

Il numero degli agenti di polizia penitenziaria, nel carcere di Rebibbia, nell'ultimo anno è stato fortemente ridotto e, mentre si registra una carenza preoccupante di personale femminile, gli agenti sono anche costretti a respirare gli odori nauseabondi che provengono da un compattatore rifiuti. Ecco le ragioni della protesta degli agenti che prestano servizio nel carcere romano. Questa mattina, il consigliere regionale di Forza Italia, Adriano Palozzi, ha voluto fare visita nella casa circondariale per verificare di persona i disagi.

"Gli agenti della Polizia Penintenziaria che lavorano nel carcere di Rebibbia vivono effettivamente situazioni di profonda difficoltà. Le precarie condizioni di lavoro sono dovute principalmente alla carenza di personale - dichiara il consigliere regionale di FI, Adriano Palozzi -. I numeri sono, infatti, impietosi: alla fine degli anni Novanta il carcere contava 241 unità, attualmente ce ne sono 132, a fronte di una popolazione di oltre 2500 reclusi. Particolarmente grave l’insufficienza di unità femminili, di ispettore e di sovrintendenti. Problema nel problema, poi, la presenza all’interno del carcere di un sito di lavorazione dei rifiuti plastici, separato solo da un muro di cinta dagli uffici della polizia penitenziaria. Sebbene questo impianto risponda a un’importante funzione sociale, poiché nella procedura di smaltimento e separazione viene impiegato un numero cospicuo di detenuti, il compattatore mette a serio rischio la salute degli stessi reclusi e dei lavoratori del Nucleo di polizia penitenziaria, costretti a convivere con miasmi acri e nauseabondi. L'autoconsegna, la forma di protesta che hanno scelto e che consiste, al termine del turno di lavoro, di rimanere a dormire a Rebibbia, dura ormai da qualche tempo e non verrà interrotta fino a quando da parte delle Istituzioni arriverà almeno attenzione ai loro problemi. Durante la mia visita, ho colto, dunque, l’occasione per manifestare la mia vicinanza agli agenti del Nucleo Traduzioni e Piantonamenti del Polo di Rebibbia, ma credo che sia a questo punto indispensabile che l'amministrazione penitenziaria, il Provveditorato del Lazio e il Ministero dell'Interno intervengano per ripianare una situazione che ha superato ormai il limite della tollerabilità, adesso anche in ordine alla salubrità dei luoghi di lavoro. Farò, dunque, tutto il possibile - conclude il consigliere Palozzi - per sensibilizzare le istituzioni a intervenire col giusto piglio, nella convinzione maturata che una buona accoglienza del detenuto, che il suo "benessere" durante il periodo di detenzione dipenda anche dalle migliori condizioni di lavoro di chi è deputato alla loro sorveglianza e assistenza".

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