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Venerdì, 26 Aprile 2024
Valle Del Sacco

Rifiuti, l'Ama spinge per il Revamping. Sanna e Rifiutiamoli contrari ed arriva il ricorso al TAR per la discarica

Non c'è mai pace nelle zone a sud di Roma quando si parla di immondizia. Nei giorni scorsi durante l'assemblea dei soci è arrivata la volontà del presidente della municipalizzata del comune di Roma di proseguire con i lavori di ammodernamento

La notizia di queste ore secondo la quale durante l’ultima assemblea dei socie il presidente di Ama Bagnacani ha chiesto di far ripartire al più presto i lavori di revamping degli inceneritori di Colleferro ha riacceso la polemica politica sul ciclo dei rifiuti nel Lazio e sulla fine che dovranno fare gli impianti di Colle Sughero. In una nota i rappresentanti del movimento permanente Rifiutiamoli hanno confermato la loro ferma decisione ad andare avanti per bloccare, come fatto in passato, qualsiasi mezzo che trasporti il materiale per riattivare gli impianti. Il sindaco Sanna dice che la Raggi deve pensare ad altri impianti sul suo territorio. Come se non bastasse a rendere ancora più complessa la situazione dei rifiuti a Colleferro è di oggi la notizia che i Comitato residenti Colleferro presenterà ricorso al TAR Lazio (Tribunale Amministrativo Regionale) contro la Determinazione regionale (11.6. 2018, n. G07509), che ha individuato la discarica di colle Fagiolara, gestita dalla società Lazio Ambiente spa e di proprietà del Comune di Colleferro, come sito per lo smaltimento degli scarti derivati dal trattamento dei rifiuti urbani di Roma e provincia, lavorati presso l’impianto della società Rida Ambiente spa e presso gli altri TMB (trattamento meccanico biologico) del Lazio.

La nota di Rifiutiamoli

“La soddisfazione con la quale, il 23 luglio 2018 abbiamo accolto la determina regionale in cui si evidenziava la gara deserta per la cessione delle quote di Lazio Ambiente SpA, era accompagnata dalla consapevolezza del pericolo di un colpo di scena sempre possibile fino alla pubblicazione di documenti ufficiali che attestino la definitiva chiusura degli inceneritori di Colleferro, impianti che rappresentano l’asset principale della società. I tempi di reazione del management stavolta sono stati brevi, come riportato nell’articolo pubblicato dall’Agenzia DIRE nei giorni scorsi ci sono alcuni passaggi dell’assemblea dei Soci di EP Sistemi, 60% di Lazio Ambiente SpA e 40% AMA SpA, proprietari di una delle due linee di incenerimento di Colle Sughero.

Il piano dei rifiuti che ancora non c’è

Ebbene AMA SpA si lancia in avanti, raccogliendo il consenso dei soci, e quindi anche del delegato della Regione Lazio, e chiede che per l’impianto in comproprietà si proceda celermente con il Revamping. Le motivazioni addotte sono le stesse dello scorso anno, sebbene se ne aggiungano alcune inaspettate e significative. Ricordiamo, se ce ne fosse bisogno, che siamo ancora in attesa della definizione del piano regionale dei rifiuti, e sono sotto gli occhi di tutti le criticità di Roma Capitale in merito alla gestione dei rifiuti. Roma ha una difficoltà endemica per lo smaltimento di rifiuti. Nel tempo è riuscita a procurarsi delle soluzioni alternative con il conferimento in altre Regioni e addirittura all’estero. Nel frattempo però l’impiantistica prevista è sempre la stessa, con gli impianti di TMB di Rocca Cencia e Salario perennemente al collasso.

I due impianti di compostaggio

Attualmente sono in iter di approvazione regionale due impianti di compostaggio, quindi per il trattamento della frazione umida della raccolta differenziata, che però non spostano l’asse dell’emergenza in quanto è il rifiuto indifferenziato a creare i maggiori problemi. La raccolta differenziata a Roma è ferma al 44%, ben lontana dunque dai requisiti minimi del 65%; da tempo ci sono treni carichi di rifiuti, originariamente destinati al conferimento in Austria, che restano fermi sui binari al Salario con evidenti problemi. Si moltiplicano le denunce degli abitanti delle zone circostanti per gli insostenibili problemi legati agli aspetti odorigeni provenienti dagli impianti e la costrizione a vivere con finestre chiuse anche in questa torrida estate. Una situazione esplosiva, che AMA SpA vuole risolvere e lo fa riproponendo l’utilizzo degli impianti di Colleferro come soluzione unica, in netto contrasto con i propositi politici di Roma Capitale.

AMA SpA informa il suo socio regionale di EP Sistemi dei seri problemi con la Corte dei Conti per il mancato revamping, vista anche la ricapitalizzazione finalizzata di 3,5 mln di euro da parte della Regione Lazio e di 2,6 mln di euro da parte di AMA SpA. Inoltre quest’ultima ha in capo anche una fidejussione da 11 mln di euro che sarebbe costretta a restituire. Insomma un bel capitale economico che andrebbe in fumo con la possibilità che siano gli stessi dirigenti a doverne subire le spese. Il punto fondamentale dal punto di vista economico per AMA è un ragionamento sui costi che proveremo a rendere comprensibile.

Le società gestori dei TMB quando conferiscono il CDR all’incenerimento pagano una tariffa, differente per ogni impianto e determinata dalla Regione Lazio secondo calcoli complessi che prevedono anche l’ammortamento degli investimenti. A Colleferro fino a quando è stato possibile si pagava poco meno di 80 euro a tonnellata. AMA SpA per nome dei sui due impianti romani per portare rifiuti altrove, Abruzzo, Emilia Romagna, Austria, si è trovata a dover pagare anche 200 euro a tonnellata inclusi i costi di trasporto. Anche se è fuori dubbio che il nuovo investimento su Colleferro preveda una rimodulazione della tariffa che verrebbe ammortizzato dagli introiti derivanti dalla quota del 40% in possesso di AMA SpA, immaginiamo quanto possa essere il rientro economico di questa società.

In un sol colpo AMA SpA risolverebbe il problema dei rifiuti di Roma Capitale, allenterebbe la morsa economica della società, eviterebbe la mannaia della Corte dei Conti. In questo contesto, in attesa del verbale definitivo dell’assemblea dei soci di EP Sistemi, si riaffaccia il pericolo revamping e ciò ci induce a prendere le dovute contromisure.

Quanto fatto dal presidio Rifiutiamoli

Il presidio del movimento Rifiutiamoli si appresta a raggiungere i nove mesi di attività, nell’arco di un anno ben tre manifestazioni cittadine che hanno visto la Valle del Sacco mobilitarsi, numerose iniziative a supporto. Il territorio ora si trova di nuovo a fronteggiare il nuovo pericolo, il movimento garantirà una informazione adeguata e proporrà forme di partecipazione a tutti i cittadini. Saremo pronti a fronteggiare il nuovo pericolo. Il territorio si domanda se le necessità economiche possano ancora prevalere sul diritto alla salute perpetuando i danni subiti nel passato e quelli del futuro quantificati come impatti sanitari, in un’area già provata da una crisi socio-economica-ambientale per la quale concentrare le energie deve essere l’unico imperativo da parte dei cittadini e degli Enti locali.

 Chiariamo che le necessità economica di AMA, come di tutto l' attuale sistema di gestione dei rifiuti, derivano dalla mancanza di una svolta radicale, rinviando investimenti e pianificazione necessaria scaricandone i costi sulla salute dei cittadini. Pertanto chiediamo con forza alle Amministrazioni del territorio e ai rappresentanti eletti in parlamento, di qualsiasi schieramento politico, di farsi carico di verificare l’essenza delle richieste di EP Sistemi e, se fossero confermate, di prendere i dovuti ed indifferibili provvedimenti di contrasto. Il Presidio Rifiutiamoli continuerà a fare la sua parte. La Valle del Sacco non dorme più”.

Le dichiarazioni di Sanna

Alla nota del movimento Rifiutiamoli si sono aggiunte le parole del sindaco Sanna: “Prima che i soliti quattro inizino a intorbidire le acque vorrei specificare a tutti che le notizie emerse in queste ore sulla riattivazione degli inceneritori sono chiaramente da rispedire al mittente. Ama, e quindi Roma, e quindi Raggi non potrà e non dovrà neanche pensare di mettere bocca sugli inceneritori di Colleferro. Si costruisca i suoi in Campidoglio se nutre questa grande necessità di incenerimento. Nella nostra città sia la comunità che il sindaco che la rappresenta non permetteranno nessuna ripresa dei forni giù allo Scalo”.

Il ricorso del comitato residenti

Il Comitato residenti Colleferro presenterà ricorso al TAR Lazio (Tribunale Amministrativo Regionale) contro la Determinazione regionale (11.6. 2018, n. G07509), che ha individuato la discarica di colle Fagiolara, gestita dalla società Lazio Ambiente spa e di proprietà del Comune di Colleferro, come sito per lo smaltimento degli scarti derivati dal trattamento dei rifiuti urbani di Roma e provincia, lavorati presso l’impianto della società Rida Ambiente spa e presso gli altri TMB (trattamento meccanico biologico) del Lazio. La Determinazione è stata adottata in esecuzione della sentenza del TAR che ha chiuso la vertenza con la quale Rida Ambiente spa aveva richiesto alla Regione di indicare la discarica nella quale smaltire gli scarti della lavorazione dei RSU (rifiuti solidi urbani).

La Regione ha così deciso di individuare anche la discarica di Colle Fagiolara, ubicata nel Comune di Colleferro, dove conferire circa 600 mila mc dal prossimo novembre 2018.

Lo spostamento dei tralicci

“Finora la discarica era rimasta chiusa spiega in una nota Ina Camilli del comitato residenti - ai conferimenti per la presenza dei tralicci dell’alta tensione elettrica che, essendo posti ad un altezza troppo vicina ai cumuli di rifiuti, ne impedivano ulteriori abbancamenti. “Improvvisamente”, dopo ben 8 anni, il Comune di Colleferro, il Ministero sviluppo economico, Terna e Lazio Ambiente spa, in Conferenza dei servizi, a luglio 2018, decidono di ottemperare alla prescrizione del 2009 e deliberano lo spostamento dei tralicci interni al sito (oneri a carico di Lazio Ambiente, procedure in capo all’Amministrazione comunale) e procedono con la rimozione per motivi di sicurezza e per recuperare tutte le volumetrie disponibili.

Rilasciata l’autorizzazione e approvato il progetto definitivo, i lavori per delocalizzare i piloni sono in corso e a novembre la discarica potrà accogliere 600.000 metri cubi di rifiuti trattati dai TMB di Roma e del Lazio. Il campanello d’allarme per i cittadini era già suonato nel momento in cui, senza la revisione del Piano Rifiuti del Lazio e senza un Piano di chiusura della discarica, la Regione aveva deciso la sopraelevazione del sito di 7 metri (Determinazione regionale, 14.10.2016), salendo da 280 a 287 metri, contro cui avevano presentano ricorso al TAR e al Consiglio di Stato (respinti), Retuvasa e Comitato residenti Colleferro. Va precisato che la pronuncia del Consiglio di Stato del 28.4.2017 imponeva a Lazio Ambiente di esibire le garanzie finanziarie, da presentare comunque entro 90 giorni dalla notifica, al fine di assicurare le risorse finanziarie per la gestione post mortem della discarica. Lazio Ambiente non provvedeva alla loro presentazione, né venivano reclamate dalla Regione e/o dal Comune di Colleferro, così come non procedeva alla messa in sicurezza di Colle Fagiolara, relativamente alla stabilità dei fronti, alla regolarità delle pendenze, alla verifica puntuale della documentazione per la corretta gestione del sito.

Questo pesa sulle nostre tasche non meno delle dichiarazioni dell’Amministrazione comunale di colmare l’invaso creato dallo spostamento dei tralicci con il conferimento di rifiuti anche al fine di accantonare i fondi del post mortem, senza dare contestualmente assicurazioni sui precedenti accontonamenti.  Perciò, sono le inadempienze della Giunta Zingaretti e dell’Amministrazione comunale di Colleferro che fanno “riaprire” la discarica di colle Fagiolara.

Il ricorso del dettaglio

Infatti, con il ricorso al TAR il Comitato residenti Colleferro chiederà alla Regione anche di ottemperare alla diffida stragiudiziale presentata dal Comitato il 16.08.2017 in merito alla mancata esecuzione dell’art.3, comma 85, della Legge regionale del Lazio n.17 del 2016 (BUR n.105, 31.12.2016), che così dispone:“La Giunta regionale, entro sessanta giorni dall’entrata in vigore della presente legge, approva, sentita la competente commissione consiliare, un piano nell’ambito del quale siano definite: a) le procedure per la chiusura della discarica di Colle Fagiolara all’esaurimento della capienza residua e comunque non oltre un triennio. Del piano di chiusura ad oggi non c’è traccia e questo fa intendere che le intenzioni della Regione e del Comune di Colleferro potrebbero essere altre. Il destino della valle e dei nostri territori è comunque compromesso, ma una cosa è indubbia: l’impatto ambientale della discarica di Colle Fagiolara. E’ per questo motivo che la sua “riapertura” va combattuta e contrastato il rischio di un futuro suo ampliamento, probabile, vista la carenza regionale e il mancato avvio delle procedura per il fondo post mortem e per la chiusura entro dicembre 2019”.

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