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Domenica, 28 Aprile 2024
L'approfondimento / Cassino

Tre efferati omicidi senza colpevole: da Serena Mollicone a Natale Gioffrè ucciso in A1

Nel corso degli anni sono stati diversi i processi celebrati nella Corte d'Assise di Cassino e che si sono conclusi con l'assoluzione. Il mistero del masso di 41 chili sparito dai reperti: era una prova schiacciante

Uno striscione - comparso in piazza Labriola la notte successiva alla sentenza di assoluzione, in primo grado, per gli imputati al processo Mollicone - che lascia l'amaro in bocca. Nelle tre frasi, che prendono spunto dalle parole del Sommo Poeta nel primo canto dell'Inferno, c'è quel senso di impotenza che spesso attanaglia la mente di chi crede nella Giustizia.

A Cassino è accaduto, almeno negli ultimi anni, che per ben tre volte degli imputati vengano assolti per insufficenza di prove. Come se tra la Procura (che svolge le indagini) e collegio giudicante (che deve ritenere valide le investigazioni) non ci fosse quel doveroso senso di collaborazione che il Popolo si aspetta. 

Solo nel caso di Carmine Belli, arrestato e poi scagionato in tutti e tre i gradi di Giudizio perchè accusato di essere lui l'assassino di Serena Mollicone, si è arrivati all'assoluzione con formula piena, è cioè per non aver commesso il fatto

E' accaduto qualche giorno fa con il processo Mollicone ma è accaduto anche con la Corte d'Assise celebrata nel 2007 per arrivare a dare un nome ed un volto agli assassini di Natale Gioffrè, l'operaio di origini calabresi ma residente a Torino, morto il 13 agosto del 2006 lungo la corsia sud dell'A1 centrato da lancio di un masso dal peso di 41 chili. Coloro che vennero individuati come i responsabili sono stati assolti. Erano tre, giovani e facente parte di un gruppetto di ragazzini residenti in un paesino. Quella notte tragica qualcuno si divertì a far cadere l'enorme pietra sull'asfalto, tra le auto dirette a sud. Tra queste c'era anche quella condotta da Natale Gioffrè e con a bordo il figlioletto Francesco. L'uomo morì sul colpo mentre il bambino, oggi uomo, ancora porta le ferite di quella barbarie rimasta impunita. La prova shiacciante, che avrebbe dovuto inchiodare i responsabili, è andata distrutta. Qualcuno ha fatto sparire un masso dal peso di 41 chili dall'ufficio reperti del tribunale.

E poi ancora l'omicidio di Giovanni Violo, l'imprenditore di Sant'Elia Fiumerapido ritrovato morto a Sessa Aurunca lungo le sponde del Garigliano. Anche in quel caso il processo in Corte d'Assise non ha consentito di trovare un colpevole. 

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