rotate-mobile
Ambiente

Traffico illecito di rifiuti e truffa, sotto processo imprenditori e politici ciociari

L'operazione Maschera si è conclusa con il rinvio a giudizio di tutti gli indagati. A finire nei guai anche il presidente della Mad di Roccasecca, Valter Lozza e l'ex candidato a sindaco di Frosinone, Vicano

Operazione 'Maschera': tutti rinviati a giudizio dal Gup del tribunale di Roma che ha accolto la richiesta della procura distrettuale Antimafia, nella persona del pm Alberto Galanti. Trentuno le persone che a vario titolo sono finite sotto processo. I reati contestati vanno dal 'traffico illecito di rifiuti' alla 'truffa aggravata' alla 'frode in pubbliche forniture' e 'violazioni alle prescrizioni AIA' (Autorizzazione Integrata Ambientale). Il pubblico ministero Alberto Galanti, che ha coordinato il lavoro dei Carabinieri Forestali di Frosinone, ha ritenuto che le società finite sotto inchiesta non avrebbero agito secondo legge. L'inchiesta in verità parte dalla Procura di Cassino, coordinata dal pm Maria Beatrice Siravo ma poi per competenza territoriale (si tratta di un presunto traffico illecito) è passata alla Distrettuale capitolina. 

Coinvolti imprenditori e politici

A doversi presentare dinanzi ai giudici del tribunale di Cassino il prossimo 9 ottobre saranno Valter Lozza, in qualità di rappresentante e amministratore della Mad all’epoca dei fatti; Mauro Vicano, ex presidente Saf, Roberto Supressa, ingenere della Saf; Aldo Giovenchi, direttore tecnico della Mad; Serena Zompanti di Pignataro Interamna, responsabile dell’ufficio omologhe della Mad (escluso capo C); Riccardo Traversa di Anzio, amministratore unico Refecta; Irene Cocco di Supino, amministratore unico della Se.In; Giovanni Ferone di Cassino, amministratore della Ferone srl; Marco Arduini di Frosinone, amministratore unico della Simer; Enrico Arduini di Frosinone amministratore unico della Simer; Francesco Rando di Roma, amministratore unico E. Giovi; Carmelina Scaglione di Roma, amministratore unico E.Giovi; Bruno Navarra di Ferentino, presidente del Cda e rappresentante legale della Tecnogea; Rosettano Navarra di Ferentino, legale rappresentante della Navarra spa che è proprietaria del 91 per cento delle quote della Tecnogea; Ottaviano Sabellico di Alatri, amministratore unico della società D.S.I Servizi Industriali; Francesco Rizzi, domiciliato a Frosinone; Antonio Giuliano di Castelforte, amministratore unico della Centro Servizi Ambientali; Enrico Giuliano di Castelforte, comproprietario della Centro Servizi Ambientali.

I codici a specchio

Due i filoni investigativi seguiti dagli uomini del Nipaaf, agli ordini del tenente colonnello Vitoantonio Masi: il primo filone ha visto al centro delle verifiche lo smaltimento di ingenti quantità di rifiuti pericolosi, declassificati a non pericolosi e come questo avvenisse all'interno della società Mad di Roccasecca (indagati il presidente e diversi collaboratori). Un metodo, secondo gli inquirenti, che avveniva attraverso l'utilizzo del codice Cer (Codice Europeo Rifiuti) a “specchio” sugli scarti che avrebbe dovuto indicare la non pericolosità dei rifiuti.

Le indagini dei Forestali unitamente alle analisi effettuate da Arpa e CTU, successivamente nominati anche dalla Procura di Roma, avrebbero accertato non solo una presunta superficialità nelle analisi eseguite (motivo per cui la Procura ritiene ci sia stata la complicità dei laboratori di analisi privati) ma anche la conseguente classificazione errata. Una probabile “declassificazione” degli scarti da pericolosi a non pericolosi avrebbe consentito alle società di smaltire all'interno della Mad di Roccasecca ingenti quantità di rifiuti. Questo a vantaggio delle ditte che ne avrebbero tratto un enorme profitto derivante dalla differenza dei costi di smaltimento. 

Costi da capogiro

Un altro filone investigativo ha visto invece la Distrettuale Antimafia e i Carabinieri Forestali concentrarsi sul recupero dei Rifiuti Solidi Urbani da parte della Saf Spa (in questo caso a finire sotto inchiesta sono stati i vari presidenti e funzionari che si sono succeduti nel tempo). Le indagini hanno fatto emergere un probabile scarso e/o inefficace trattamento dei rifiuti urbani sia indifferenziati che differenziati. Ciò avrebbe determinato una maggiore quantità di rifiuti conferiti alla Mad (con maggiori costi di smaltimento da parte della Saf) e di conseguenza gli odori nauseabondi derivanti dalla scarsa bio-stabilizzazione e anche una maggiore produzione di percolato.

Truffa milionaria ai Comuni

Motivi questi che avrebbero determinato anche l’attribuzione di codici errati Cer ai rifiuti gestiti. In riferimento alla produzione di compost, i consulenti della Procura di Roma ritengono che la SAF avrebbe recuperato una parte insignificante dei rifiuti organici provenienti dai comuni della provincia di Frosinone, che invece hanno versato un corrispettivo alla Società Ambiente Frosinone Spa affinché tali rifiuti venissero recuperati. Tale ipotesi spiegherebbe i reati di truffa aggravata e frode in pubbliche forniture a danno dei 91 comuni della provincia di Frosinone. Una presunta frode che avrebbe consentito agli indagati di trarre un profitto dal valore di oltre 26 milioni di euro. Il comune di Ceccano, che si è costituito parte civile, è rappresentato dall'avvocato Gabriele Picano. 

Il collegio difensivo degli indagati è rappresentato dagli avvocati Sandro Salera, Paolo Marandola, Marco Pizzutelli, Maurizio Frasacco, Danilo Iafrate, Piero Frattarelli, Enrico Porretti, Gianluca Ubertini e Stefania Ielo.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Traffico illecito di rifiuti e truffa, sotto processo imprenditori e politici ciociari

FrosinoneToday è in caricamento